23 settembre 2006

Stato d'amore e di fiducia: in Pistoia

Come da recente tradizione, e purtroppo i Pearl Jam ne sanno qualcosa, c'è l'area per i raccomandati|mattinieri|iscritti.
Non essendo nessuno dei tre, io e il mio compare stiamo benino in mezzo all'area per la gente normale.
Il primo bisogno è quello di scavalcare un sellerone americano con una compagna di trent'anni meno di lui.
Lo freghiamo mentre va al bar a rifornirsi d'acqua, dopo aver detto alla tipa "Never get back".

Eddie arriva ed esegue il vociferato set acustico, che è una canzone.

E poi questi strambi My Morning Jacket, band di discreto successo in USA, ma sconosciuta da noi.
Fanno un country in cui infilano talvolta un po' di psichedelia, il cantante ha la voce che ricorda un po' Neil Young.
A parte il secondo pezzo con un finale floydiano, il resto è un po' noioso, ma gli americani esultano.

Si smonta e si rimonta, il Pearl Jam arrivano, e attaccano un giretto che non mi è nuovo, infatti è Interstellar Overdrive dei Pink Floyd.
Sono già più bendisposto, e il concerto inzia piano piano a fluire, nel modo che preferisco, dato che conosco circa un terzo della loro opera.

Sono leggermente penalizzati dalla scelta di mettere il palco sul lato lungo della piazza, e di usare solo le casse frontali.
Spesso il suono è cupo, si sente bene Eddie, meno gli strumenti, ma l'effetto varia a seconda delle canzoni.
Quindi mi ritrovo nel carniere: Rear View Mirror ("ho visto le cose più chiaramente una volta che eri nel mio specchietto retrovisore"), tra le mie preferite anche se privata del finale caotico, Even Flow, Elderly Woman Behind a Counter in a Small Town (titolo straziante ma la canzone non è triste), Why Go, Black, Alive, Dissident, Spin The Black Circle (il vinile!), Do The Evolution e un sacco di altra roba che non conoscevo elencata qui.
Mi ricordo che fa iniziare una canzone al pubblico (Better Man, giusto?), dicono che abbia fatto State of Love and Trust ma dovevo essere arrivato alla fase di schiavitù sessuale, come uno che dice "Ancora un'altra" e non capisce più una mazza.

Ubriaco in maniera evidente, Vedder sale sulle impalcature per cantare il finale di Rockin' in the Free World, il microfono wireless che ha non si sente ma non se ne accorge nessuno.
Penso che potrò bullarmi con gli amici di aver visto l'ultimo concerto dei Pearl Jam, che intitolerò la mia biografia "L'uomo che vide morire Eddie Vedder", ma riesce a riscendere, sono contento, in fondo mi è simpatico.

Le ultime canzoni vengono trascinate all'infinito, credo che non me ne potrò mai andare.
Non hanno regole, non c'è il momento mollicone e quello accelerato, ogni canzone comporta veloci cambi di strumentazione.
Ho perso il conto dei pezzi da ore, le caviglie non esistono più, questi continuano a cantare anche se visibilmente stanchi.
Alla fine sono trentuno. Trentuno!! Lo scrivo io il libro, altro che Nick Hornby.

"Noi vi amiamo", e a quanto pare è finita.
Sono pieno, non avrei spazio per mezza nota in più, cammino a stento come gli altri verso lo scooter, rivedo la ragazza culona della mattina, e mi convinco che io ai concerti ho veramente una fortuna sfacciata.

Infatti la Roma ha perso.

4 commenti:

  1. Sì però ti sei dimenticato del reggiseno di calvin klein:-PPP
    Sono d'accordo sull'acustica, ma va bene lo stesso.
    Mi sa che durante solat c'era in atto la violenta incazzatura dello spilungone per proteggere la sua amata donna:-)

    Quando eddie è salito sull'impalcatura, come ai vecchi tempi,ho temuto il peggio pure io.

    E l'inter ha vinto:-D

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  2. ma non se n'è accorge nessuno

    e poi rompi i cabbasisi a me per gli accenti..
    Mica Vedder t'ha ubriacato con l'alito?

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  3. Ho corretto dal passato al presente quella frase, e mi è scappato un pezzo :-)

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  4. "Non hanno regole" Perfetto riassunto di un concerto dei Pj.

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