28 febbraio 2007

Maaaaa

Si racconta che anni fa a Sanremo si potesse partecipare con più di una canzone per cantante.
Si racconta che ciò non sia più permesso.

Allora perché ieri sera ho visto diverse volte questo cantante?

24 febbraio 2007

Vorrei cantare insieme a voi

E Follini alé alé
E Follini alé

E Follini alé alé
E Follini alé

Tutti insieme!

E Follini alé alé
E Follini alé

E Follini alé alé
E Follini alé

(ad libitum)

22 febbraio 2007

E ci ho messo quindici minuti buoni a sistemare i verbi della terzultima frase

Ricordo, chissà perché, la guerra civile in Cambogia.

Ricordo l'asilo, composto da ben due classi, che stava nei locali di un negozio, e non c'è più.

Ricordo le elementari, in una scuola vera, e quelle ci sono ancora.

Ricordo che venivano tutti da tre strade, e quando dicevo dove abitavo io mi chiedevano tutti dov'era.

Ricordo che c'era una più carina di tutte, Alessia, ma la mia preferita era Anna Maria, che era timidissima e stava in fondo alla classe.

Ricordo che in quinta arrivò Simona e delle altre bambine non si accorse più nessuno.

Ricordo che il mio primo gatto si chiamava Teddy, perché era un nome che avevo letto su una favola inglese.

Ricordo che se qualcuno mi avesse chiesto se avessi voluto avere trentasei anni, avrei detto sì.
Penso che se qualcuno mi chiedesse se volessi averne sei, risponderei di no.

Quindi non sono del tutto bidirezionale.

20 febbraio 2007

Irlanda - Italia

OK, ora leggete questo comunicato della Ryanair.

Letto?
Bene.

Se però volete veramente ridere, leggetelo in inglese.

E c'è della differenza.
E no, non tra i due comunicati.
Tra noi e loro, intendo.

19 febbraio 2007

È tempo di schierarsi

Venezia, Viareggio, Ivrea, Putignano sono una rottura di palle.
Rio de Janeiro tutta la vita.

16 febbraio 2007

Real seventies (6)

Vi ricordate quando il servosterzo si chiamava idroguida?

13 febbraio 2007

Le grandi ricette di Portmeirion: la Quiche Lorraine

La Quiche Lorraine, come rivela il nome, è un tipico piatto della Lorena, regione che francesi e tedeschi si sono litigati per secoli, infatti si può mangiare anche in Germania dove però ha un altro nome.
Ma dato che, essendo tedesco, il nome sembrerà un rutto, la chiameremo Quiche (che si pronuncia chisc), che tanto con un nome transalpino tutti i gonzi si leccheranno i baffi anche se hanno mangiato un carburatore.

Dunque, care le mie ragazze, dotatevi di apposita parannanza e vediamo come preparare questo squisito piatto che vi garantirà un successone.
La Quiche è una torta "alla carbonara".
Sì, prendete gli ingredienti per fare la pasta alla carbonara, mischiateli a casaccio, dategli un'approssimativa forma di torta ed ecco fatto.
Facile, no?

Ciao e alla prossima ricetta.

11 febbraio 2007

Ma io funzionerò

C'è stato un periodo in cui alle lezioni dell'università ne aggiungevo altre in una sede distaccata. La sede era un negozio di dischi a San Lorenzo, Disfunzioni musicali. Appena possibile, ma anche facendo sega, mi dirigevo verso quello che era il piccolo paradiso da guardare, dato che non avevo una lira, unendoci talvolta una lingua al pomodoro (500 lire) comprata nell'adiacente panetteria, dove venivo regolarmente salutato con "Ciao bello" (come tutti). Oppure, in compagnia dell'amico M, il sabato pomeriggio partivamo per il giro con la mia 500 rossa (sì, avevo una 500 rossa), ascoltando rigorosamente il gioco a premi di Radio Rock. Il giro comprendeva, oltre a Disfunzioni, Just Like Heaven a Torpignattara, Freesbee al Flaminio, Technopop a Testaccio. Tutti questi negozi hanno chiuso e sabato scorso ha chiuso anche Disfunzioni. Ha chiuso perché i negozi di dischi come li ricordano quelli della mia età sono destinati a sparire, semplicemente perché non servono più. (Questa cosa l'ho già scritta due anni fa sul newsgroup it.fan.musica.u2, venendo preso per infermo mentale) C'erano diversi motivi per cui quel negozio aveva la fila di fuori prima di aprire, o perché il sabato pomeriggio era impossibile entrarci. Aveva ancora il vinile, e molti CD quasi introvabili nel resto di Roma, come indipendenti, import, perfino i bootleg. Spesso a prezzi inferiori, due o tremila lire. Ma il suo punto di forza era l'usato. C'erano delle vaschette riempite con i dischi che la gente portava indietro, perché doppioni ricevuti in regalo, perché non graditi, perché dopo il matrimonio la signora aveva ordinato lo sgombero coatto. Ed era lì che generazioni di musicofili squattrinati avevano cercato l'occasione, il Dark Side of the Moon, l'Houses of the Holy, l'Aftermath, con la speranza di portarselo via a meno del prezzo nuovo, quando a prezzo speciale c'era solamente la monnezza autentica. Certo era difficile che qualcuno desse via i capolavori, per questo bisognava essere lì quasi ogni giorno, per acchiappare la fotocopia della copertina dalla vaschetta per primo e far smadonnare quello dietro di te. E senza giudicare male quello sprovveduto che mi aveva fatto trovare Wide Awake in America, in edizione americana, a otto sacchi. Potrei raccontare le millemila ore passate lì dentro, le piccole vittorie, le piccole rosicate, ma per forma dello scritto internettiano scrivo due storielle. Nella prima, un pomeriggio, l'amico M si avvicina dicendomi: "ce sta Pride a cinque sacchi". Pride è come noi fan degli U2 chiamiamo In the Name of Love, e per la prima volta avevo in mano un disco con gli inediti, i lati B, le canzoni non pubblicate sugli album. Potevo dire che avevo una pezzo che la gente normale non aveva mai sentito (e non che Boomerang sia un granché di inedito, a dirla tutta). Quello fu il primo mattone della mia collezione di singoli degli U2, oggi arrivata a 112 mattoni. Seconda, Disfunzioni aveva una sacca di stoffa, quadrata a forma di 33 giri, con scritto il nome del negozio e un capellone che suona il liuto. La volevo, ma non trovavo mai il coraggio di chiederla pensando fosse riservata a clienti di riguardo e anche perché Maurizio, il tizio dell'usato, era un tipo serissimo di poche parole. Un giorno faccio un acquistone, circa novantamila lire, mi pare fossero i primi cinque album dei Pink Floyd. Decido di osare, e chiedo la sacca a Maurizio, che annuisce e me la dà. Ci andavo alle fiere di dischi, ostentandola come fossi una sgallettata con il cellulare nuovo, e quasi sempre era vuota. Qualche giorno fa ero al cinema a vedere l'Arte del Sogno, e a un certo punto del film i protagonisti cantano una canzone vestiti da pupazzoni. Quella canzone è After Hours, l'ultima del terzo album dei Velvet Underground, ed è cantata dalla batterista Maureen Tucker. Quel CD l'ho comprato da Disfunzioni.

07 febbraio 2007

Burro (+ battaglia)

Mi ero segnato il concerto dei Giardini di Mirò su Last.fm, ma a causa di un sabato tremendo di lavoro, pensavo di andarmene a casa.
Poi mi chiama l'amico M e mi chiede se ci andiamo, e ci ho ripensato.

Il Circolo ormai è uno dei luoghi al vertice del nottambulismo romano, e anche se suonano band meno conosciute si riempie in modo impressionante.
Dei Giardini conosco sì e no due canzoni, tanto meglio.
Il supporter non l'ho proprio né visto né sentito, ma la sala era già piena e sono rimasto vicino alla porta a farmi spostare da chi entrava e usciva.

Che dire, non è stato male, un bel concerto rumoroso e anche un po' lisergico, ed effettivamente un pochino corto, come fa notare Daniele.
In compenso fanno un bis di venti minuti, nel senso che era una sola canzone di venti minuti.

Curiosamente l'amico M non ha gradito, dicendomi che gli sembrava un concerto di dieci anni fa, mentre prendevamo una birra nel bordello pre-discoteca.

Ma guardando il concerto mi è venuta in mente una cosa che pensavo da un po' di tempo: le ragazze i concerti non li vedono.
Li sentono, li immaginano, ma realmente non sanno cosa succede sul palco.
Intorno a me c'è sempre un tripudio di faticosi innalzamenti sulla punta dei piedi, o se il posto lo permette si può trovare un malcapitato che carica in spalla, con la conseguenza di ridurre la vertebre del suddetto malcapitato come le pile di CD da masterizzare, o di beccarsi i lanci di bottigliette da quelli dietro, lanci a cui talvolta ho partecipato.
Si fa un gran parlare di soffitti di cristallo e bla bla bla, ma la vera battaglia di civiltà è permettere all'altra metà del cielo di godere di tutto lo spettacolo.
Poi pensiamo pure agli asili nido.

Anzi, ho pure in mente lo slogan rockettaro-pacifista che si porta sempre bene:

"Non sparate ad altezza d'uomo,
ma suonate ad altezza di donna
"

(Quasi quasi mi ci faccio una maglietta)

03 febbraio 2007

Mi sento Beniamino Vignola

Per chi se lo ricorda, era un giocatore della Juventus che entrava a 10 minuti dalla fine e la buttava dentro quasi sempre.

Come lui, sono stato imbarcato all'ultimo momento dalla squadra viola, per risolvere con un'invenzione la difficilissima sesta prova di Quorum.

Ci sono riuscito? Di sicuro ci sono riuscite le due titolari, Brassy e Taqs, che sono bravissime e bellissime, io le ho viste e ci potete credere.

Il capolavoro è qua.

Un'ultima nota di redazione: la battuta su Scialpi l'ho fatta ignorando il nome del blog della mia squadra, ma siete liberi di non crederci. E comunque le mie due compagne sono troppo giovani e Scialpi non se lo ricordano.