04 maggio 2007

Ed è un centesimo di tutto quello che ci trovate da leggere

Se vi venisse voglia di leggere Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, tenete a mente che è un libro difficile.
Sfugge alle più note categorizzazioni, a partire dal suo autore, ingegnere "vero" con l'hobby della scrittura, borghese milanese che descrive l'underground romano (e dei Castelli).

Sarebbe un giallo, con il morto e l'investigatore, ma è un giallo monco, senza rivelazione, senza colpo di scena.
È solo una scusa per immergere il lettore nella scrittura, potrebbe parlare di villaggi colombiani sperduti o di storia dell'arte, sarebbe lo stesso.

Scrittura ai limiti della leggibilità, piena di aulismi, di onomatopee, di secondarie e coordinate che vanno avanti per pagine, di dialetti che si mescolano all'italiano, ma senza mai sbagliare il tempo e il modo. Chi deve parlare da popolano o da burino lo fa, come chi deve parlare in italiano, ma magari esclamando in molisano, come il commissario Ingravallo (Molise che nel 1951, anno della pubblicazione, neanche esisteva).

E non solo, perché il libro aggiunge pure parole inventate, che hanno senso solo per il suono.
Ambientato in pieno fascismo, Gadda cerca di non nominare mai l'odiato Mussolini, affibbiandogli ogni volta una perifrasi diversa ("fondatore dell'impero quinquennale" la mia preferita).

Impossibile non provare pena per Ines duranto la tortura psicologica del suo interrogatorio, impossibile non essere sulla moto con il brigadiere Pestalozzi e il suo corpulento passeggero durante l'interminabile descrizione del viaggio dalla stazione al bordello della Zamira.

Leggetelo, con calma.
Una pagina vi porta via il tempo di un signore degli anelli.

6 commenti:

  1. ricordo di averlo letto alle superiori ma di non essere riuscita a finirlo.. eppure è nella lista infinita dei libri che voglio riprendere... ce la farò quest'estate?

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  2. Io ho letto "la congnizione del dolore" e sottoscriverei lo stesso che hai detto per il pasticciaccio.
    Come disse un mio caro amico discutendo di CarloEmilio, "in ogni caso, il lavorìo della parola non è più di moda da anni"

    interessante da affrontare come esperimento letterario e linguistico, di certo Gadda non è qualcosa da leggere con piacere ed entusiasmo.
    Nonostante ciò, certe pagine le so a memoria.

    ciao!

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  3. Io "La cognizione del dolore" non sono riuscita a finirlo...

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  4. concordo con la recensione. infatti, non riuscivo ad andare avanti, e lo lasciai. però mi è dispiaciuto. ci riproverò.

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  5. ...E però non si sgarra. Sembra un comandamento scolpito nella pietra: o i libri costano fatica, o sono una perdita di tempo. E così ci sfianchiamo impantanandoci in romanzi seriosi, e a volte seriamente tediosi, o in enormi biografie di politici;alla fin fine i libri sembrano poco più di un dovere, e Pop Idol comincia a esercitare sempre più fascino. Mollateli, ve ne prego ...
    Ascoltate, vi confesserò una cosa che nessuno vi dirà mai: se non leggete i classici o il romanzo che ha vinto l'ultimo Booker Prize, non vi succederà niente di male; e sopratutto, se li leggete non vi succederà niente di straordinario;voglio dire soltanto che voltare le pagine non dovrebbe essere come arrancare in un denso pantano. Lo scopo primario dei libri è che noi li leggiamo: e se scoprite di non farcela, può darsi che la colpa non sia della vostra inadeguatezza. A volte i <<buoni>> libri sono un incubo

    (Da l'introduzione a "Una vita da lettore" di Nick Hornby)

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  6. Quoto tutto tranne che ci vuole un'eternità. Mentre leggi si resettano e automorfano le sinapsi e dopo circa 80 pagine non trovi nemmeno così strano lo stile.

    Cosa stupefacente dato che ovviamente non sopporto letteralmente gli scrittori sperimentali.

    Gadda è l'unico che mi ha fatto arrivare in fondo senza spingere e tirare e pure a comperarne un altro.

    cmq la mia preferita è "cinobalanico" oggi opportunamente perfino su wikipedia.


    saluti.

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