18 agosto 2007

Titoli non indie: Pink Floyd prima del lato oscuro

I Pink Floyd sono una band inglese formata a metà anni '60 da due gruppi di amici che si erano conosciuti al Politecnico di Regent Street, oggi University of Westminster.
Dopo aver provato diversi nomi presero quello definitivo da due bluesman, Pink Anderson e Floyd "Dipper Boy" Council, dal momento che specialmente Syd Barrett era un appassionato del genere.
Malgrado i cambiamenti di formazione e di stile, i Pink Floyd sono quasi sempre considerati come band monolitica, e ancora oggi molti non conoscono i nomi dei componenti.
Grandi sperimentatori, non soltanto sul piano musicale, ma anche tecnologico, lasciando l'amato Abbey Road ai tempi di Meddle perché aveva soltanto un registratore a 8 piste (nel 1971), e visuale in generale, come il prisma in copertina di Dark Side, le diapositive che si facevano proiettare addosso nei primi concerti, i film Live At Pompeii e The Wall.
Insomma, se non vi piacciono i Pink Floyd non capite una mazza, ma andiamo con ordine.

The Piper at the Gates of Dawn: l'unico album in cui Barrett è realmente presente nella band, e lascia agli altri le briciole. È un capolavoro in cui il genio sregolato del diamante pazzo trasforma dei pezzi vagamente blues in capisaldi della psichedelia, con il suo modo assurdo di cantare e di suonare la chitarra. L'influenza di questo disco è enorme, la copertina anni '60 che di più non si può, la canzone più nota Astronomy Domine. Quella che io amo di più è però The Gnome.
Molti anni fa un mio amico telefonò a Radio Rock in un momento di canzoni a richiesta, e disse al DJ "senti, mettime 'o gnomo".
All'epoca la sentivamo tipo trenta volte al giorno. Il DJ non ebbe bisogno di ulteriori chiarimenti.

A Saucerful of Secrets: Barrett è di fatto già fuori dalla band, scriverà solo l'ultimo pezzo, Jugband Blues. La forma dei Floyd comincia qui, e molti considerano questo album il loro migliore. La title-track è uno dei più grandi pezzi psichedelici della storia, Waters comincia a far capire chi è con la cupa Set the Controls for the Heart of the Sun, Wright scrive le sue favole in musica.
Dopo quest'album Barrett venne di fatto buttato fuori, scrisse altri due LP prima di chiudersi nel silenzio durato fino alla sua morte.
Nel primo pezzo, Let The Be More Light che è anche il mio preferito, i Floyd rendono omaggio ai Beatles con la strofa "For there revealed in flowing robes was Lucy in the sky".
Può sembrare curioso, ma i Floyd adoravano i Beatles.

More: colonna sonora del primo film, piuttosto crudo, di Barbet Schroeder. Studente tedesco si innamora di bionda gnocca americana (sul serio, Mimsy Farmer è di una bellezza senza aggettivi). La bionda è però affetta, letteralmente, da ogni vizio possibile.
Sentito con il film ha più senso, i pochi pezzi che non sono strumentali sono tutte ballad tranne la bella tirata rock di The Nile Song.
Il DVD del film non si trova facilissimo ma io ce l'ho. La mia preferita è Cymbaline.

Ummagumma: il loro disco più estremo. È un doppio dove sul primo disco ci sono quattro pezzi live, mentre il secondo è una pazzia che pochi gruppi si possono permettere.
Ognuno dei componenti scrive un pezzo, il batterista Mason sette minuti di sola batteria, il tastierista Wright dieci minuti di sole tastiere, il chitarrista Gilmour dieci minuti di chitarra. Waters, in Grantchester Meadows, mette in piedi un pezzo quasi folk che è la cosa che più si avvicina a una canzone.
Sempre di Waters è una cosa composta da finti versi di animali (ma si tratta della sua voce modificata). Nel finale di questa arriva un Pitto (abitante pre-romano della Scozia, in realtà Ron Geesin) che spara un po' di scemenze in dialetto scozzese stretto. Il titolo descrive tutto quello che si sente: Several Species of Small Furry Animals Gathered Together in a Cave and Grooving With a Pict.

Atom Heart Mother: forse il loro album più manierista, l'unico di rock sinfonico. Inizia con una suite lunga quanto tutto il lato che dà il titolo all'album, titolo su cui i Floyd cambiarono idea varie volte (era una cosa che gli capitava spesso).
Sul lato B, come nel disco precedente, ognuno di quelli che sapevano cantare scrive un pezzo, quindi non Nick Mason. Tra queste, la mia preferità è Summer '68 di Wright.
L'ultimo pezzo è Alan's Psychedelic Breakfast, quasi priva di musica, dove il roadie Alan Stiles si prepara delle uova e nel frattempo chiacchiera tra sé.
Storica la mucca in copertina.

Meddle: disco fondamentale e uno dei loro migliori in assoluto. Cinque canzoni sul lato A, con Fearless che si conclude con You'll Never Walk Alone, l'inno del Liverpool FC, e Seamus dove un cane canta su un blues di Gilmour. Sì, è un cane.
Ma è Echoes sul lato B che fa la differenza. Questa condivide con Supper's Ready dei Genesis lo scettro di pezzo sopra i venti minuti più famoso della storia, pur essendo da questa diversissima.
È la formalizzazione del brano alla Pink Floyd, due strofe cantate, delirio strumentale con effetti vari, strofa finale, schema che riprenderanno spesso in seguito.
Su quest'album aleggia una nota leggenda urbana, e cioè che in San Tropez venga citata Rita Pavone: è una balla.
Non serve essere laureati a Oxford per capire che Waters dice "making a date for later by phone" e non "making a date with Rita Pavone", come invece misteriosamente scrisse il traduttore dell'Arcana, all'epoca unica fonte dei testi dei gruppi anglofoni.
Ciò nonostante, la cantante torinese continua ancor'oggi a vantarsene in pubblico appena le capita.

Obscured By Clouds: da molti considerato il loro album più fiacco, è la colonna sonora del secondo film di Schroeder, La Vallée.
In questo caso i pezzi non sono particolarmente originali, e la chitarra di Gilmour si fa sentire molto.
Proprio elaborando un pezzo di quest'album, Childhood's End, Gilmour inventerà Time, che finirà sull'album successivo.
A proposito di questo, i Pink Floyd non di rado hanno riutilizzato materiale scartato in precedenza, talvolta anche a distanza di anni.
Questo perché spesso suonavano i pezzi prima dal vivo che sull'album, e poi decidevano cosa farne. Tra i pochi che fanno ancora così ci sono i Radiohead, e non è l'unica cosa che hanno preso dai Floyd.

Live At Pompeii: non è un vero album, ma un film che i Pink Floyd decisero di girare su proposta di un regista francese, Adrian Maben.
Malgrado questo, è una delle cose che più hanno contribuito a creare il loro mito.
Girato tra le rovine di Pompei, assolutamante senza pubblico, con strambe inquadrature di mosaici e caldare, dà l'idea di uno spettacolo fuori dal tempo.
Spesso le immagini del film sono usate come sfondo per servizi giornalistici sui Floyd, anche perché non è che ci sia molto altro materiale visivo su di loro.
È anche un concerto d'addio a quelle canzoni, che non avrebbero più eseguito live.

Avrei voluto scrivere questo post dopo aver letto il monumentale Inside Out, biografia del batterista Nick Mason, l'unico Pink Floyd da sempre, ma non sono ancora riuscito a trovare il tempo.
Come andrebbe anche detto che prima di Piper i Floyd avevano pubblicato un po' di singoli che ne avevano creato la fama in UK, tra cui l'imprescindibile See Emily Play, e come bisognerebbe anche scrivere dei personaggi come Storm Thorgerson, Norman Smith, Steve O'Rourke, e altri che hanno dato molto alla storia della band.
Ma l'aneddotica sui Pink Floyd è sterminata, e servirebbe il blog apposta (cosa che qualcuno ha già fatto per i R.E.M.).
Un buon punto di partenza sono le Echoes FAQ, e in generale Wikipedia.

1 commento:

  1. 1°, gran blog
    2°, a me i pink floyd hanno sempre fatto cagare
    3°, ergo non capisco una mazza
    4°, anni fa mi accapigliai con un mio amico, erano i primi '90, dicendo che nel 2000, siamo nel 2007, nessuno tra le giovani generazioni saprebbe risponderti su chi erano i pink floyd, mentre molti pischelli saprebbero rispondertu su chi sono i nomadi: ciavevoragione io
    5°, i Beatles i pink floyd manco li vedevano.

    ciao.

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