03 maggio 2010

Don Abbondio

Non se ne potrebbe più di discutere del 25 aprile, della Resistenza, della Liberazione, dell'antifascismo, di farsi domande, di darsi risposte.
E invece no.

Innanzi tutto, perché il 25 aprile?
Il 25 aprile è il giorno della liberazione di Milano, che era la sede del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, la parte del Comitato di Liberazione Nazionale che agiva nel territorio italiano ancora in mano nazifascista.
Il dettaglio importante è che Milano venne liberata dai partigiani, pochi giorni prima dell'arrivo degli Alleati.
Il 25 aprile non è la fine della guerra, che formalmente in Italia termina il 3 maggio.

Quindi CLN uguale Resistenza?
In buona parte, ma non del tutto.
Il CLN era formato dai partiti banditi dal fascismo che dopo l'8 settembre si erano riformati; tutti questi partiti avevano le loro milizie partigiane, ma c'erano anche altre formazioni che non facevano parte del CLN, e che comunque combattevano gli occupanti.
Il loro ruolo era importante dal punto di vista militare, ma non politico, dato che era il CLN ad avere i contatti con il governo di Roma e soprattutto con gli Alleati.

Da dove veniva la il diritto del CLN a rappresentare gli italiani?
Dallo stesso posto da cui venivano i diritti di Michael Collins o di Gandhi o di George Washington: supporto popolare e credibilità di fronte all'eventuale alleato.

Ma i partigiani erano di meno dei militari della Repubblica Sociale?
E ci mancherebbe pure. La Repubblica Sociale aveva la coscrizione obbligatoria, e paragonarne il numero di soldati con quello di formazioni clandestine è quantomeno una paraculata.
La clandestinità dei partigiani per giunta non permette di misurare azioni come quelle di tanti cittadini che magari diedero solo qualcosa da mangiare o per dormire una notte.
Gesti piccoli nell'economia della Resistenza, ma che se scoperti avrebbero portato alla fucilazione certa.

E i partigiani potevano sconfiggere da soli l'esercito nazista?
No. Per sconfiggere la Germania nazista servì l'impegno di quello che all'epoca era l'impero più grande del mondo, il Regno Unito, dello stato già militarmente ed economicamente più forte, gli USA, e di uno che per vincere dovette cambiare addirittura la propria geografia, l'Unione Sovietica.
In più i movimenti di resistenza di altri paesi, in particolare nell'est Europa, non avevano creato problemi seri a Wermacht e SS.
È difficile credere che i soli partigiani potessero realmente sconfiggere i nazisti, ma tutta la storia della Resistenza si svolge mentre la Germania sta già perdendo su due fronti, uno dei quali è quello italiano, e le due forze in campo, quella partigiana e quella alleata, sono a conoscenza l'una dell'altra e collaborano.
È però giusto aggiungere che i successi ottenuti dai partigiani italiani prima ancora che cominciassero ad arrivare gli aiuti angloamericani, le cosiddette repubbliche partigiane, non hanno eguali in tutto il resto del mondo.
Spesso queste repubbliche durano pochi giorni prima di essere spazzate dai nazisti, ma la loro importanza per guadagnarsi il sostegno popolare è enorme, in particolare quando le reazioni vanno ben oltre ogni umana sopportabilità.

Ma tra i partigiani c'era che voleva la dittatura comunista?
Sarei tentato di rispondere aridaje, dato che questa è la più ridicola delle osservazioni che si possano fare sulla Resistenza.
Primo, il PCI, che è quello di cui si parla, faceva parte del CLN, e il CLN non aveva assolutamente intenzione di discutere la forma di stato prima che fosse finita la guerra di liberazione, come scritto con largo anticipo.
Secondo, l'Italia spettava al blocco atlantico, blocco che era perfettamente a conoscenza dei partigiani comunisti, e partigiani che a loro volta sapevano benissimo che non sarebbe arrivata l'Armata Rossa. A meno di voler credere a un Togliatti che dopo la capitolazione nazista si rimette in clandestinità contro la NATO.
Tornando al primo punto è notevole ricordare che la decisione da parte del PCI di tralasciare la questione istituzionale durante la guerra si chiama "Svolta di Salerno".
La storia non è passata così spesso per Salerno, quindi per quelle poche volte che è successo il presidente della locale provincia potrebbe fare uno sforzo di memoria.

È stato giusto appendere Mussolini a piazzale Loreto?
No, ma si tratta di un problema di vilipendio di cadavere.
Mussolini cessa di essere rilevante il 25 luglio 1943, data dopo la quale diventa solo un pupazzetto nelle mani dei nazisti.
Avrebbe potuto essere anche crocifisso, bruciato vivo, morto di infarto o mandato in giro vestito da Hello Kitty, senza per questo contare più di zero nella storia della Liberazione.

Ma allora perché se la prendono con il 25 aprile?
Perché chi lo fa vuole colpire attacca una parte politica attaccandone un (presunto) mito, non diversamente da quello che fanno i leghisti quando ostentano disinteresse per l'unità d'Italia.
Lo scopo non è quello di dare maggiore o minor valore alla Resistenza in sé, ma semplicemente di provocare una reazione che può tornare utile per mascherare un tema che non si vuole affrontare, o far passare l'avversario per conservatore e vacuo.
Riuscendo spesso nell'intento, e per tante ragioni.

Perché la storia va sempre avanti, e con il tempo che passa è sempre più difficile credere a olio di ricino e campi di concentramento, come per un americano sarebbe difficile pensare all'esercito inglese al di là del Delaware.

Perché un bel pezzo di quello che fu lo schieramento che componeva il CLN, in particolare la DC e le formazioni eredi, non ne ha mai pubblicizzato granché la memoria, pur essendo i suoi capi dell'epoca indiscutibilmente antifascisti.

Ma soprattutto perché una fetta, piccola ma rumorosa, del mondo di sinistra fa una fatica enorme ad accettare che il 25 aprile possa coinvolgere quelli che sono considerati non abbastanza puri.
La fetta che trova opportuno insultare sindaci o presidenti dimenticandosi che il regalo che la Resistenza ci ha lasciato è appunto un paese che includesse più cittadini possibile, non il contrario.

Perché questa fetta dovrebbe smettere di usare la parola "fascista", che i partigiani avevano dovuto imparare bene cosa significasse, come sinonimo di "non sta con me".
Possibilmente prima che dare del fascista all'avversario di turno sia come definire "scandaloso" un video di Christina Aguilera.

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