19 gennaio 2006

"Qui essere condannati a dieci anni vuol dire uscire dopo dieci anni"

Un bell'articolo del NY Times sull'ex amministratore delegato di Enron, in attesa di processo.
35 capi d'accusa, la dipendenza dall'alcool dopo la caduta, l'obbligo del lavoro caritatevole.
L'assenza del concetto di reinserimento sociale, la responsabilità personale come unico valore.
Perfette, come sempre dal NYT, le foto, che ritraggono come un sempliciotto qualunque quello che fu uno dei top manager d'oltreoceano.

(La frase del titolo l'ho presa da un documentario sulla giustizia americana visto anni fa)

3 commenti:

  1. Il sistema giudiziario americano non lo considero come un modello da copiare, tutt'altro. Certo è che la situazione attuale della giustizia in Italia fa sì che lo veda come un traguardo da sognare, soprattutto per la certezza della pena. Per il discorso sull'uguaglianza davanti alla legge, diciamo che se là un a.d. di enron può fare la fine di un delinquente qualunque nonostante i buoni avvocati (sulle sentenze di morte il discorso cade clamorosamente), qui da noi qualche mese di arresti domiciliari sono dati a Tanzi mentre qualche anno per un furto di uno qualunque.

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  2. La pecca della giustizia in america è, come già affermato, la pena di morte. Però che bello se in Italia si facesse almeno come nel titolo.

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  3. Anche io sono contro la pena di morte, am anche contro il perdonismo che non tutela le vittime
    serpe

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