20 aprile 2012

Un giorno tu sarai Glastonbury

Il concerto del primo maggio è Sanremo.
Veramente non so se ha mai cercato di diventarlo, ma alla fine in un modo o nell'altro è andata così.
Forse è perché tutti i concertoni tendono a diventare come il padre nobile del posto, anche gli americani cercano sempre di imitare Woodstock.
Per arrivare a essere un vero Sanremo era necessario avere la caratteristica che distingue il festivalone ligure da tutto il resto, e cioè gli artisti che esistono solo lì, tipo Toto Cutugno o Zarrillo, quelli di cui il resto dell'anno nessuno sente parlare e il primo maggio, ormai, ne ha molti.
Negli anni in cui ci andavo o lo guardavo in TV a svolgere questo ruolo erano gli Agricantus.
Io non ho mai conosciuto un essere vivente, e in mezzo agli esseri viventi ci metto anche i marsupiali e i mustelidi, che abbia comprato o che mi abbia accennato un pezzo degli Agricantus, eppure li trovavi sempre lì, rigorosamente di pomeriggio.
Perché il tramonto è importante; siamo tecnodipendenti, ma quando si suona dal vivo quelli per cui quasi tutti si sono fatti il viaggio o hanno pagato il biglietto è ancora il momento in cui il sole se ne va giù a fartelo capire.

Il concerto del primo maggio è, per un giorno, la terza città meridionale d'Italia.
Secondo me dopo Napoli e Palermo con i numeri ci dovremmo stare, la distesa di gente su quello che tecnicamente è il sagrato di Roma è composta quasi del tutto da ragazzi dell'ex regno delle Due Sicilie, accompagnati dalla solita bandiera con i quattro mori, dalla solita bandiera della Rizla, dalle solite bottiglie di plastica riempite di vino del Todis.
I romani un po' lo sopportano, tanto qui le piazze piene di gente per motivi politici o religiosi sono parte della vita come lo è la pioggia per un londinese, e un po' se ne fregano, perché preferiscono la gitarella fuori con fave e pecorino, quelle due cose che messe insieme non ti si schiodano dall'esofago neanche con l'acido nitrico.
I giovani del sud altro non potrebbero fare: i Blur dal vivo, se sei di Catanzaro, non li vedrai mai.

Il concerto del primo maggio non è il concerto dei sindacati.
A dire il vero non lo è mai stato, io ridacchio sempre quando lo sento dire perché mi immagino Cofferati o Bonanni che stanno lì a decidere se far suonare prima i Litfiba o gli Iron Maiden, magari facendosi negare al telefono se chiama Confindustria.
Ci sono le sigle sindacali sul palco, è vero, ma ci sono perché i sindacati si fanno pubblicità nel giorno che per loro è il più importante.
Su quel palco ci potrebbe essere scritto pure di bere Coca Cola (e sono quasi sicuro che da qualche parte comunque c'è), i suonatori non ne risentirebbero più di tanto.
Ci sono un sacco di giovani e i sindacati pensano che sia un buona idea presentarsi a gente che un giorno potrebbe interessarsi a loro. E hanno ragione.

Anzi, per dirla meglio, non vi limitate ai messaggi sindacalmente positivi, andate oltre, dimenticatevi proprio le canzoni con i contenuti sociali, lasciatele perdere, la musica leggera è diventata il genere più diffuso della storia perché dei tizi spesso spesso strafatti e strapagati nonché vestiti e pettinati in modo bislacco cantano frescacce.
Parlare di diritti delle minoranze o della pace nel mondo o del problema della doppia fila su via di Tor de' Schiavi non ha mai reso una canzone più bella; Red hill mining town degli U2 è bella perché è degli U2, non perché parla dello sciopero dei minatori inglesi, cosa che tra l'altro ho scoperto due anni fa.
Queste scemenze le dicevo pure io, mi sbagliavo, sono pentito, sono stato folgorato sulla via delle major, sono più maturo, mi dispiace per quelli che mi hanno conosciuto quando ero scemo.
Imagine di Lennon è un rottura di coglioni.
E basta, porca miseria.

(post vagamente ispirato e decisamente richiesto da Rosy qui)

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