Signori, oggi si parla di Iran, un posto con una lunghissima storia, chi potrebbe dire di non averne mai sentito parlare?
La storia dell'Iran è molto semplice: ci sono stati un paio di imperi con nomi strani, tipo achemenide e sasanide, che avevano come hobby quello di perdere battaglie contro i greci.
Per circa duemila anni non è successo niente, poi c'è stato un re un po' stronzo che circa trent'anni fa è stato rovesciato da una rivoluzione di preti fascisti.
(le parole "prete" e "fascista" sono usate indifferentemente in questo post, essendo per chi scrive più o meno dei sinonimi)(Iran significa "paese degli Ariani", guarda un po' che coincidenza).
Per farla breve lì funziona così: c'è un consiglio di preti, non eletto, che controlla l'esercito e i servizi segreti, e in più decide chi può essere ammesso alle cariche elettive.
Le cariche elettive sono il presidente e il parlamento, che hanno un funzionamento abbastanza simile a quello occidentale, anche se in un'architettura del genere la loro rilevanza è gravemente menomata.
Le cariche elettive hanno importanza per quanto riguarda l'economia e soprattutto il petrolio, unica vera fonte di sostentamento, dato che i produttori di tappeti, che erano l'altro pilastro dell'economia, ora sono tutti a Roma e perennemente in liquidazione.
Il fattore sicurezza è piuttosto importante perché al di là di un normale esercito e una normale polizia l'Iran ha delle milizie aggiuntive, diretta emanazione dei preti: una sono i Pasdaran, vero e proprio esercito parallelo, e l'altra sono i Basij, che hanno conquistato la ribalta oggi anche se sono sempre esistiti.
I Basij sono dei volontari disarmati (teoricamente), che vengono addestrati alla carlona e buttati lì quando serve per questioni di sicurezza.
Sono insomma dei "volontari per la sicurezza", una cosa che in una democrazia non si è mai sentita.
Alle ultime elezioni si candidano Ahmadinejad, il presidente uscente, il capo di stato più trucido che si sia mai visto, e altri tre candidati. La parte riformista del paese decide di convergere su Mousavi, un moderato del tutto organico al regime, ma meno impresentabile dell'altro.
Ahmadinejad prende circa il 65%, alcune cose non sono molto chiare, insomma l'altra parte non ci sta ed esplode il casino.
Non è la prima volta che in Iran scattano ribellioni contro il regime fascioclericale, ma la differenza è che questa ribellione è armata di Twitter, e quindi rilancia slogan ed episodi al di fuori del territorio nazionale.
Cerco di fare ordine, perché dell'Iran ci frega qualcosa?
L'Iran è una dittatura, non è una democrazia, e non lo è mai stata.
È solo qualcosina in meno della Cina o della Birmania, ma comunque un paese lontanissimo da quello che per noi è "civiltà".
Eppure la Cina e la Birmania esistono, nessuno le minaccia se non a parole, e così esistono Cuba o la Corea del Nord.
Dell'Iran ci interessa (leggere "interessa ai nostri governi") la politica estera, e in particolare il presunto programma di armamento nucleare.
Perché quello che vuole l'Iran è fare la potenza regionale, non ci vuole un genio per capirlo, e non ci vuole un genio per capire che se lo può permettere da quando gli americani gli hanno gentilmente tolto di mezzo la contrada rivale, l'Iraq di Saddam.
Che beninteso era un altro posto di merda, ma nascere da quelle parti è iella, lo sanno tutti, e anche se il kebab è più buono sempre iella è.
Se domani arrivasse il prete capo a dire "abbiamo scherzato, aveva vinto quell'altro", che facciamo? Esultiamo?
Mousavi non mette in discussione la repubblica islamica, e neanche il nucleare, che a essere precisi non è sotto il suo controllo, ma di quello dei preti.
Non mette in discussione l'esistenza e l'uso dei paramilitari, che oggi picchiano e uccidono i suoi, ma domani potrebbero farlo con chiunque altro.
E questo perché quelle squadracce non stanno lì a difendere un candidato o l'altro, ma stanno a difendere la repubblica islamica, il regime dei preti fascisti.
E se vi siete impressionati per la ragazza qualunque che muore in strada avete fatto un passo avanti verso l'ovvio.
Perché si muore così, gli occhi vanno indietro perché il nervo ottico non funziona più, il sangue esce dalla bocca per il proiettile che le ha sfondato i polmoni.
E perché così riconosciamo i cattivi, perché così gli italiani di sessanta anni fa hanno fatto per capire chi erano quelli a cui sparare senza indottrinamento ideologico, perché i fascisti ammazzavano la gente.
E non c'è bisogno di Youtube, basta leggersi Persepolis di Marjane Satrapi (dai che è solo un fumetto, ce la fate).
Rilanciate pure i filmati, ma rilanciateli a quel fighettume di sinistra da sempre indulgente con il regime degli ayatollah, un po' perché antimamericano, un po' perché i comunisti iraniani, che si chiamavano Tudeh, inizialmente lo sostennero, finendo tutti come carne di porco, come si merita che si allea con i fascisti.
E se non fosse che non sono buono neanche a tirare le miccette a Capodanno, l'unica cosa che farei sarebbe andare ad armarli, quei pochi democratici rimasti lì.
Sembra che l'unico metodo che funzioni sempre sia quello messo a punto da un noto inventore francese, Maximilien Robespierre, poi applicato in altri casi simili, anche se uno spera sempre di sbagliarsi.
Per l'Iran allora proporrei una versione moderna del metodo Robespierre, che potrebbe essere applicato soltanto ai primi tre o quattro casi, essendo i fascisti generalmente dei vigliacchi.
A quel punto, una volta rimesse a posto le cose, il simpatico clero tornerebbe a fare quello che sa fare meglio in tutto il mondo: rompere le palle a chi scopa prima del matrimonio.
Restando generalmente inascoltato.
22 giugno 2009
Lo spiego in modo più semplice possibile
Scritto da Numero 6 alle 11:02 6 commenti
Etichette: All'inizio era un commento
15 giugno 2009
4,80% is wrong
Non esistono foto di Luisella Costamagna nuda, fatela finita.
Lo so pure io che è bella, però non ci sono.
Neanche se le chiedete a Zappadu.
Scritto da Numero 6 alle 09:36 1 commenti
Etichette: Una settimana in analisi
13 giugno 2009
21,06% can't be wrong
La capitale della Mongolia è Ulan Bator (Улаанбаатар, trascr. Ulaanbaatar)
(che mi dispiace che arrivate qui e non trovate risposta).
Scritto da Numero 6 alle 16:04 1 commenti
Etichette: Una settimana in analisi
05 giugno 2009
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