28 settembre 2009

Togliatti

Ci sono alcune persone che si iscrivono a parlare, hanno tutte sessant'anni o più, si devono interrompere quando passa il Cotral per Monterotondo che copre qualunque suono.
Nella sala siamo forse in venti, su un totale di più di trecento iscritti.

Le parole sono originali, "istanze del territorio", "donne negli organismi dirigenti", "disaffezione della base" e via così, con qualche "non è venuto nessuno da Roma" e "è un problema di Roma", che se non fossero metonimie a otto chilometri dal raccordo farebbero anche sorridere.

Poi, quando arriva l'ora di pranzo, siamo al "mi sono montato il gazebo da solo".
Per fortuna non esce "c'è dietro D'Alema", magari perché fa paura solo ai giornali e non ai militanti, o magari perché temono che si manifesti in una nuvola di zolfo.

Non si può giudicare un partito da una sezione, anche se la speranza che questa sia la peggiore d'Italia è abbastanza forte.
Non c'è segretario ma un gruppo di reggenti, le convocazioni non sono arrivate quasi a nessuno o sono arrivate la mattina del sabato, quando chi si è preparato la gita domenicale non ha più la minima intenzione di cambiare idea.

I presentatori della varie mozioni dicono quello che i loro segretari dicono da mesi, forse in modo più diretto e veemente, ma certamente non nuovo.
Nessuno di loro è di qua, perfino il garante mandato dal partito viene da un comune a cinquanta chilometri di distanza.

Ce ne vuole di cuore per credere che questa armata allo sbaraglio possa un giorno sconfiggere la parte avversa, quella ormai talmente tracotante da potersi permettere, non trovandone altra, l'opposizione dall'interno.
E ce ne vuole di cuore per non dire davanti a tutti che questo disastro è stato voluto, che non è il risultato dei colpi ben piazzati dell'avversario ma una tappa di una corsa conclusa, e voglio sperare sia conclusa, in modo pessimo.
Quanto necessaria fosse questa tappa non lo so, e credo che neanche sia più importante, sono l'ultimo arrivato, e rimango zitto ad ascoltare.

Penso a un paio di elettori che conosco tra i tanti, un pensionato dell'ATAC e una casalinga, facendo finta per una volta che la parola casalinga non suoni come proveniente dall'età del bronzo.
Come milioni di altri hanno votato per il PCI, PDS, DS e oggi PD, e l'hanno fatto senza conoscere probabilmente mezza riga del programma, ammesso che ci fosse stato.

Hanno votato sempre senza farsi tutte le domande che mi faccio io, e non perché fossero sempliciotti di facile manipolabilità, ma perché erano, sono, e moriranno convinti che chi li rappresenta in Parlamento sia migliore di loro.
Perché credono che le persone a cui delegare la difficoltà a trovare un lavoro, i prezzi folli di case e affitti, i sei mesi per farsi fare una TAC, perfino le buche per strada, debbano essere a un livello di preparazione e capacità di risolvere i problemi che chi ha da lavorare per campare semplicemente non ha.

Hanno mandato giù a fatica il cambio del nome, "'sta parola, comunista, ormai nun va più bene", ma continuano a credere che Berlinguer, Occhetto, D'Alema, Veltroni, addirittura Natta e Franceschini fossero e siano degni di fiducia, altrimenti non starebbero là dove stanno.

Mi aspetto questo, mi aspetto che al prossimo leghista che apre la bocca il segretario del PD ricacci in gola le frescacce che dice, magari chiedendogli come si sposa la lotta all'immigrazione clandestina con la sanatoria delle badanti, tanto per fare un esempio.
Esempio che come altri non so più quanti non mi è ancora capitato di sentire.
E possibilmente prima che lo pensi io, o al massimo mezza giornata dopo.