Tre anni fa, a un concerto all'Init, la cantante dei Love is all, prima di iniziare, si rivolse al pubblico chiedendo se il giorno dopo qualcuno dovesse andare a lavorare.
A chiunque non sia di Roma, figuriamoci a una svedese, l'orario di inizio dei concerti sembra una cosa più adatta alle rapine che alla musica, o forse si fa l'idea che i romani siano talmente bourgeois da potersene fregare e presentarsi al lavoro verso mezzogiorno.
Non è così. Se vogliamo essere buoni diciamo che l'abitudine nottambula ha a che fare con l'orario capitolino della cena e con la difficoltà di movimento in città.
Se vogliamo essere cattivi invece ci chiediamo a che scopo mettere su un biglietto che apri alle nove e che il concerto inizia alle dieci.
Mi presento al Lanificio alle nove e tre quarti e trovo la sala d'aspetto, che in realtà è un parcheggio per gli scooter, già bella piena di gente che magari è lì dalle nove e che non è entrata.
Aspetterà un bel po' ancora, diciamo le dieci e mezza, prima di entrare in una stanzetta più piccola di casa mia, con una simpatica colonna in mezzo, con un palco alto dieci centimetri, con la conseguenza che chi sta dietro vede sì e no la capoccia del cantante.
Poco male, tanto sono alto, ho perfino il tempo di pagare 5 Euro una birra piccola.
La vendita dei biglietti ha seguito il criterio "copri tutta la superficie calpestabile", siamo belli compatti e abbiamo come unica fonte d'aria le porte d'emergenza che danno sulle rive dell'affluente del Tevere.
Immagino che d'estate siano costretti ad aprirle, con conseguente festa delle zanzare del 41° stormo "Draghi dell'Aniene" a pasteggiare sulle spalle delle avventrici.
Ora sembra che io ce l'abbia troppo con il signor Lanificio (si chiama Pino, Pino Lanificio) ma non è vero. Cioè, non solo con lui.
Ce l'ho anche con quei buiaccari della foto digitale, quelli che si mettono la foto di Facebook con l'occhio nel mirino della macchina.
Ecco, spiegatemi le foto con il flash. Sul serio, io vorrei capire come con le digitali di oggi, degli arnesi con cui anche un paraplegico immerso nella pece saprebbe scattare cose illuminate decentemente, a voi non riesca di non usare, nel 2012, cristo, il flash.
E vorrei chiedere anche ai signori Ausgang, quelli che prima erano i signori CircolodegliArtisti, ma ci meritiamo posti così? Posti dove devo arrivare presto per evitare la colonna in mezzo?
Una cosa che non sia un rudere industriale (rimasto tale) in mezzo a una strada dove non c'è manco un bar o un kebabbaro a Roma proprio non si trova?
Mi verrebbe da dire che manco al centro sociale ma sarei ingiusto, tutti i centri sociali che ho visto erano meglio.
Ho pure paura di fare qualche affermazione tipo che non ci metterò mai più piede perché tanto lo so che due minuti dopo esce l'annuncio che ci suoneranno i Radiohead.
Almeno ditemelo, guarda è così non c'è niente da fare, vivi in una città del terzo mondo che manco si può permettere di organizzare le Olimpiadi, non puoi pretendere che un'artista 4AD che ha suonato da Letterman abbia chissà quale trattamento.
Oppure ditemi che non ci capisco un cazzo e che alla fine St. Vincent ha pure fatto stage diving e si è divertita quindi a lei andava benissimo.
Meglio ancora se me lo fate dire da lei in persona.
23 febbraio 2012
I'm coming to find you if it takes me all night
Scritto da Numero 6 alle 16:27 2 commenti
Etichette: Roma come Manchester
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