Dire Irlanda in Italia è generalmente dire verde, Guinness, musica, sport buffi, gente amichevole che si chiama sempre Patrick o Mary.
È l'immagine da turista o da film, quella che in fin dei conti chi non ci vive ha anche il diritto di avere.
Basta però leggere Dubliners di Joyce per incontrare un Irlanda decisamente meno attraente, provinciale, bigotta, arretrata, malata di complesso d'inferiorità nei confronti degli inglesi.
Intendiamoci, Joyce era uno snobbone con i fiocchi, benché Dubliners sia una delle sue poche opere leggibili senza adeguata preparazione atletica, e The Dead una delle più belle cose mai scritte da un mammifero.
Leggendo però qualcosina di più recente, legata al noto referendum sul trattato di Lisbona, non sembra che sia così datato.
I problemi buttati nel calderone dalla campagna del No erano semplicemente ridicoli.
L'introduzione del diritto all'aborto, che a quanto pare preoccupa meno delle migliaia di ragazze che viaggiano a questo scopo nell'odiata isola vicina, la neutralità, evidentemente escludendo l'uso militare americano dell'aeroporto di Shannon, l'immigrazione dai paesi dell'est, e sentire un'irlandese che si lamenta dell'immigrazione è comico quasi quanto sentire un calciatore italiano che dice che le partite biscottate sono una cosa che non sta bene e non si fa.
Così adesso la croce è addosso all'Irlanda, ma in quanti paesi UE un referendum sul trattato di Lisbona sarebbe passato?
L'Unione Europea è oscura, non c'è dubbio, appare una specie di aristocrazia di cui non si capicono assolutamente i processi (sbagliando).
Chiedendo al cittadino qualunque chi prende le decisioni a Bruxelles si otterrebbero sguardi smarriti, il più delle volte.
E tutte le cose oscure fanno paura.
Ma l'Unione Europea non ha mai messo le mani nelle norme che regolano la vita quotidiana, le leggi sui diritti civili, sul lavoro, sulla famiglia, sono tutte fatte dai singoli stati.
Al massimo fa qualche raccomandazione verbale quando qualcuno esagera, tipo citare in un decreto legge sulla sicurezza un popolo specifico come pericoloso.
L'interesse dell'UE è quello di accertarsi che se un azienda di Atene chiedesse a una di Parigi mille tubi da tre ottavi, non si vedrebbe consegnare delle condotte fognarie o delle cannucce per la Sprite, o che se un azienda di Varsavia mi rilasciasse una ricevuta, il tribunale di Madrid non potrebbe venirmi a dire che io non ho pagato perché quella non è una ricevuta.
O magari tenere insieme la PAC, la Politica Agricola Comunitaria, quel'ammasso di norme iperprotezionistiche, sempre criticate ma mai toccate, senza le quali i nostri lagnosissimi agricoltori avrebbero già venduto i terreni come edificabili, e Milano avrebbe i quartieri sul Po.
Io credo che l'UE non c'entri molto, ma che c'entri invece che oggi, per colpa di tante cose che so e di tante che invece ignoro, si trovino orecchie disposte ad ascoltare proclami sul genere "bruceranno le vostre case violenteranno le vostre donne", privi di senso, ma che purtroppo funzionano.
Magra consolazione quindi, siamo in buona compagnia.
Le fantastiche idee di Tremonti, uno che in sostanza dice che i cinesi dovrebbero restare poveri perché non c'è ricchezza per tutti, fanno breccia anche a Dublino.
È giusto che gli indiani non abbiano questa pericolosissima automobile a due soldi, perché già noi occidentali ne abbiamo due a testa, e così aumenta l'inquinamento.
È giusto che i cinesi si riscaldino con la legna, perché il petrolio serve a noi per tutti i condizionatori, e poi aumenta di prezzo.
Cito una mia amica, una frase di tanti anni fa: "quando le cinesi cominceranno a usare gli assorbenti che abbiamo noi occidentali, non basterà neanche l'Amazzonia".
Paura, eh?
16 giugno 2008
Un paese di cui si salvano solo due persone (perché le altre due sono inglesi)
Scritto da Numero 6 alle 00:22
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1) Joyce è un genio, non uno snobbone :Þ
RispondiElimina2) Agli irlandesi i burocrati europei vanno bene solo quando sganciano i quattrini. Complimenti.
3) I trattati vanno ratificati dai Parlamenti, non sottoposti al vaglio dei referendum. Non capisco perché la procedura non sia uguale per tutti i paesi UE.
4) Mi pare di ricordare un esito simile per un referendum sull'allargamento dell'Unione Europea (quando si trattava di far entrare la Romania e altri paesi dell'Est). Con il solito paradosso che l'1% della popolazione europea avrebbe condizionato la vita di mezzo miliardo di altri europei. Ma che è, democrazia?
Brain
uno che ha scritto l'ulisse può solo essere un genio, ma che fosse snob nei confronti degli irlandesi che considerava un ammasso di bifolchi statici è un dato di fatto
RispondiEliminaEra pure uno che ha campato per un bel po' a scrocco degli amici.
RispondiEliminaComunque adoro quando i commenti non colgono l'essenza del post e si finisce a parlare di una riga sola.
Dico sul serio.
Ti pare che non abbia colto l'essenza del post?
RispondiEliminaBrain
Brain: Enri', nun t'arabbia' :-)
RispondiEliminaPenso che tutti abbiano colto, ma è divertente che uno scrive le riflessioni sull'Irlanda la vita e tutto quanto, e poi si discute se Joyce fosse o no snob.
È un po' come succede nei newsgroup, non so se hai presente.
Enri', sbranalo pure! ;-)
RispondiEliminaDell'Irlanda come membro UE non me ne potrebbe fregare una cippa. Il fatto è che ora questi hanno formalmente bloccato (qualche escamotage sarà trovato, ma non presto) il processo di ratifica di quel trattato di Lisbona, riduzione della costituzione europea. Anche se ridotto quello è un testo pur sempre contenente la NON citazione delle comuni radici cristiane, e la difesa delle minoranze (toh, chissà come mai ci sono pure i gay).
C'è solo un paese in Europa che riuscirebbe a fare meglio della vagonata di beceri irlandesi che hanno goduto di un intero decennio di piogge strutturali. E magari quest'altro paese, su questioni meno importanti del trattato, ci riesce di già. Qualche idea?
Riflettevo sul fatto che il titolo del post lo abbiamo capito solo noi quattro gatti di ifmu2...
RispondiEliminaClaudio, sotto sotto gli è che siamo rimasti a usenet.
RispondiEliminaPiccolo commento da chi in Irlanda ci vive (felicemente) da un po': gli irlandesi sono un popolo pro-Europa, ma non a favore del trattato di Lisbona che con il concetto di Europa non ci azzecca molto; tutti sono ben consci dei benefici ottenuti grazie anche alla comunità europea, ma questo non significa che debbano ettificare qualsiasi cosa venga da Bruxelles; inoltre i finanziamenti ricevuti dalla UE sono prestiti della banca europea che lo stato irlendese sta pagado annualmente, il fatto è che loro i fondi ricevuti li hanno utilizzati, l'Italia (per fare un nome a caso) no.
RispondiEliminaAh! Dimenticavo: il referendum era obblicatorio in qunato accettando il trattato di Lisbona sarebbe stato necessario cambiare la costituzione.
Saluti.