Ieri Paul ha scritto un bel postone su Internet, credo intendendola come architettura basata sul TCP/IP, che poi è il nome che a noi informatici piace di più.
Potete essere d'accordo o meno su tanti punti, e anch'io non condivido proprio tutto, però la serie di riflessioni è molto sensata, e vale una lettura, anche dei commenti che ne sono seguiti.
(Ricordate sempre che quando un post è scritto bene lo sono, con rarissime eccezioni, anche i suoi commenti).
La parte che mi piace di più è quella del rapporto tra l'impatto della tecnologia cellulare e quello di Internet sulla quotidianità.
È un mio vecchio tarlo, e sono contento che qualcun altro ne scriva, come aveva già fatto tempo fa Google stessa.
Il motivo del mio interesse nella questione non è tanto quello sociologico o antropologico, che avendo superato il mio tempo studentesco non posso permettermi di maneggiare, ma l'avverarsi di una costante delle mie letture fantascientifiche.
E cioè che in ogni romanzo o racconto che descrive la storia del futuro non manca mai un arnese che permette di comunicare con chi si vuole, con schermo o senza, a milioni di anni luce o nella stessa base, e senza preoccuparsi troppo dell'eventuale infrastruttura.
Quell'arnese ormai ce l'abbiamo tutti, e la scatolina fischiettante con l'apertura a scatto di Kirk e Spock può finalmente trovare la pace dei grandi sogni dell'umanità: diventare un giocattolo per bambini.
19 marzo 2009
Oltre gli elementi condivisi
Scritto da Numero 6 alle 13:54
Etichette: Citation Day
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