(Post scritto originarimente per 06 Live, che ringrazio per l'accredito stampa)
Gli Xiu Xiu sono una band originaria di San Jose, California.
Nati nel 2000 sono ora al sesto album, Dear God I Hate Myself.
L’unico membro fisso del gruppo è Jamie Oliver, cantante e chitarrista, mentre a completare la band c’è Angela Seo, che si occupa di tastiere, Nintendo GameBoy e percussioni molto assortite.
Sono un gruppo sperimentale, non solo per modo di dire, e non hanno di fatto genere o influenze immediatamente riconoscibili, ma negli ultimi album si nota la presenza di basi new wave, un po’ anni ‘80.
Anche gli Xiu Xiu si devono piegare però alla legge del mondiale sudafricano, e il concerto inizia solo dopo la fine di Francia-Messico, il cui risultato finale risulta piuttosto gradito agli spettatori.
Aprono gli (r), il nuovo progetto di Fabrizio Palumbo, già nei torinesi Larsen.
Proprio i Larsen avevano lavorato con gli Xiu Xiu in un gruppo che era la fusione dei due, gli XXL (Xiu Xiu Larsen), pubblicando due album, ¡Ciaütistico! e ¿Spicchiology?.
Sul palco un Mac e un leggio con un boa di piume rosa, Palumbo con la sola chitarra assistito da Daniele Pagliero.
Rispetti ai Larsen, gli (r) sono più vicini al post rock, termine che resta sempre un po’ vago ma di meglio non c’è. Dopo il primo pezzo cantato con voce molto profonda e sola chitarra si aggiunge l’elettronica di Pagliero.
In tutto sei pezzi, di cui due strumentali, e decisamente convincenti.
Entrano gli Xiu Xiu, che devono farsi il soundcheck praticamente da soli, e dopo aver montato l’incredibile castello di percussioni di Angela.
L’inizio è con Black Drum Machine, inedito a base di incesti usato come apertura in molte date di questo tour. La scaletta è dominata dall’ultimo album, ma tutti i precedenti hanno almeno un pezzo a rappresentarli.
In Dear God I Hate Myself sentiamo per l’unica volta Angela cantare, Gayle Lynn si conclude con un fischio assordante.
In tutto questo alla voce quasi sofferente di Oliver si aggiunge un tripudio di gong, campanacci, triangoli che Angela picchia con precisione.
Malgrado il soundcheck autoprodotto non c’è nessuna sbavatura, nessun richiamo al fonico, e sembra di vedere una big band con vent’anni di carriera.
Ancora un fischietto da arbitro per I Luv the Valley Oh!, suonata anche con il misterioso Nintendo GameBoy.
Poe Poe, dal primo album Knife Play, è il pezzo più riuscito, mentre This Too Shall Pass Away (for Freddy) è quello che forse viene meno bene.
Chiusura con Boy Soprano, la loro canzone forse più nota, e con più chitarra rispetto alle tastiere della versione originale.
Si implora il bis, ma la scaletta suonata è identica ai concerti di New York e Graz, è la fine, e il rientro di Angela Seo per prendere la sua borsa solo un’illusione per il pubblico.
Concerto praticamente perfetto, con grande interpretazione e impegno da parte di Oliver, non premiato però da molte presenze, forse un centinaio di persone.
Init finalmente al livello dei locali rivali, con birre e cucina anche all’esterno e perfino la partita.
22 giugno 2010
Il soprano
Scritto da Numero 6 alle 15:04
Etichette: Roma come Manchester
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