Qualche giorno fa il sottosegretario Carlo Giovanardi, in un programma televisivo di un tizio con un nome buffo, ha avuto da ridire su una campagna pubblicitaria di un noto mobilificio svedese.
Riporto da ANSA:
"Contrasta a gamba tesa contro la nostra Costituzione, offensivo, di cattivo gusto. L'Ikea è libera di rivolgersi a chi vuole e di rivolgere i propri messaggi a chi ritiene opportuno. Ma quel termine 'famiglie' è in aperto contrasto con la nostra legge fondamentale che dice che la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio, in polemica contro la famiglia tradizionale, datata e retrograda"
Per capire la dichiarazione studiamo un po' chi è Giovanardi.
Il senatore Giovanardi ha svolto quasi tutta la sua carriera politica nella DC e poi nell'UDC, ma alla vigilia delle elezioni del 2008 decide di passare da Berlusconi il quale, notoriamente generoso, gli regala il posto da sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega a famiglia, droga e servizio civile.
Fatto sta che il mese scorso Tremonti ha tagliato i viveri, il Fondo per la famiglia, circa del 90%, rendendo la delega praticamente inutile.
A questo punto il nostro si è trovato improvvisamente con un sacco di tempo libero, che ha deciso di impiegare occupandosi di pubblicità.
Per quanto mi riguarda Giovanardi è liberissimo di trovare di cattivo gusto due uomini che si tengono per mano.
Anche a me non piacciono quelli che si slinguazzano per strada, o quelli che ci rendono edotti della marca delle loro mutande, ma io non sono sottosegretario e non me la prendo con famosi mobilifici, ed è per questo che finora non lo sapevate.
Fino a qui avremmo potuto liquidare la faccenda tra le lamentele di un vecchietto bacchettone, ma il senatore, sicuramente perché ha tempo di elaborare, parte per la tangente e teorizza il concetto di pubblicità anticostituzionale.
Concetto interessante, infatti ci sono stato a pensare un bel po', e alla fine ho deciso che potrebbe stare bene insieme ad altri simili come fuorigioco di Van der Waals e quadratura del Burkina Faso, e cioè tra le cose senza senso.
Sarebbe stato bello finire in gloria, ma non ci si è riusciti perché un deputato del PD, Giorgio Merlo, decide che non può non aver nulla da dire, e poi il mobilificio è veramente famosissimo, e quindi sul suo blog scrive questo:
“Un conto è denunciare il fallimento del Governo sulle politiche per la famiglia e per l’infanzia. È appena sufficiente ricordare il pesante taglio deciso dal Governo Berlusconi a favore delle famiglie italiane. Altra cosa, invece, è ricordare e custodire il valore costituzionale della famiglia. Su questo terreno il sottosegretario Giovanardi ha ragione. Senza se e senza ma. E il messaggio pubblicitario dell’Ikea va denunciato. Almeno per chi crede nel valore costituzionale della famiglia”.
Presentiamo anche l'onorevole Merlo, deputato eletto nella circoscrizione Torino, di lunga esperienza, membro della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, detta tra gli amici Vigilanza RAI.
Che fa la Vigilanza RAI? È una commissione di quaranta parlamentari, presieduta per cortesia istituzionale da un membro dell'opposizione, che si riunisce quando succedono casini nelle trasmissioni di Santoro.
Non che il nostro Michelone nazionale non ci provi spesso a far casino, ma non ci riesce sempre, quindi l'onorevole Merlo, come il collega Giovanardi, ha un sacco di tempo da perdere, che ha deciso di impiegare occupandosi di pubblicità.
La sua dichiarazione ha tutta l'aria di una preterizione, e parte anche bene, subito un'accusa ai tagli di Tremonti alle politiche per la Famiglia, e quasi ti viene da dire "vai Giorgio, vai!".
Poi però anche lui espone una sua teoria, elaborata probabilmente nelle lunghe passeggiate al Caffé Sant'Eustachio, che guardacaso coincide con quella di Giovanardi, e per la quale valgono le considerazioni fatte sopra.
L'obiezione più scontata sarebbe "oh mio dio abbiamo nel partito uno che dice le stesse cose di uno dell'altro partito", ma è sbagliata.
È sbagliata perché il PD è, o aspira a essere, un partito di massa, e partito di massa significa che si prende un modello economico e sociale che comporta una redistribuzione della ricchezza (in un verso o nell'altro), si ha una struttura territoriale, uno stato maggiore (segreteria), un metodo di selezione dei dirigenti, e soprattutto che si cerca di prendere un bel po' di voti, diciamo un 30% (magari).
Da qui è evidente che questo tipo di partito deve abbassare alcune soglie di accettabilità, e nella maggior parte dei casi queste soglie sono proprio i diritti civili, intesi come quelli che non sono già nella Costituzione.
Questo non perché, ci fosse bisogno di dirlo, abbiano minore importanza, ma per la ragione storica per cui un'aggregazione politica grande non si è mai realizzata su temi del genere, neanche quando, come per esempio nel caso della legge 194, questi erano largamente maggioritari tra gli elettori.
Il problema è che l'idea di partito di massa confligge malamente con l'idealismo, il che è causa di innumerevoli discussioni che non hanno nessuna speranza di trovare una sintesi.
Se siete degli idealisti guardate altrove, non fatevi salire la pressione perché si fanno (aaaargh) compromessi, e soprattutto non fate salire la pressione a me cercando di farmi cambiare idea.
Con questo però non voglio dire che l'onorevole Merlo sia esente da critiche.
Per quanto il suo commento sia personale, dato che non ha incarichi di segreteria, quello che dice non va bene, e non per le sue personali convinzioni in materia di uomini mano nella mano, ma perché mette nella sua equazione due termini che non sono in nessun modo confrontabili.
È doveroso, per un membro dell'opposizione, mettere all'indice i tagli del governo, ma non bilanciarli dialetticamente con la critica a una reclame che onestamente è soltanto paracula, e quindi per definizione azzeccata.
Bisogna far capire agli elettori dove si sta politicamente, senza "ma anche".
Nel caso ciò sia impossibile, almeno sedere in commissione Affari Costituzionali, dove di tempi morti ce ne sono assai di meno.
28 aprile 2011
Āl ǧabr
Scritto da Numero 6 alle 15:42
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Meno male che ho copincollato, Merlo ha cancellato il post.
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