Quando la ministra Fornero dice sorridendo che la modifica dell'articolo 18 è solo un paragrafo di una riforma molto più ampia non sta minimizzando, ma sta dicendo un'ovvietà.
L'articolo 18 non sta lì per dire cosa fanno un imprenditore e un lavoratore nella quotidianità dei loro rapporti, sta lì per mettere un limite alla libertà dell'imprenditore, per dire che quel comportamento, il licenziamento individuale ingiustificato, non è ammesso in nessun caso.
Allo stesso modo, dire a scopo di sostegno alla sua modifica che in fin dei conti riguarda solo una minima percentuale delle cause di lavoro, dovrebbe far ribattere che ci mancherebbe pure che le cause di lavoro fossero tutte o quasi dei licenziamenti ingiustificati*.
Ci sono leggi, ce ne sono tantissime, che trovano applicazione solo in rarissimi casi.
Questo non le rende meno valide o, peggio, inutili, ma le rende proprio quello per cui sono state messe lì, barriere al di là della quale c'è quello che non vogliamo.
Per tutti i rapporti di forza disuguale, come genitore figlio o medico paziente, ci sono leggi così, e tutti vogliamo, anche attraverso altre norme a supporto, che non siano mai applicate.
Ciò non toglie che ci devono stare, banalmente perché in uno stato di diritto quello che non è vietato sostanzialmente è permesso.
Restando sul tema, durante il suo intervento immediatamente successivo alla chiusura delle trattative da parte del Governo, la segretaria Camusso ha detto una cosa passata un po' inosservata, cioè che in Italia non è mai esistita una causa per licenziamento discriminatorio.
Proprio così, nessuno è mai finito davanti a un giudice perché il suo licenziamento dipendeva dall'essere frocio, negro, ebreo o fan dei Negramaro.
C'è qualcuno che si sognerebbe di dire che causa inutilizzo una norma a difesa del lavoratore non dovrebbe starci?
In conclusione, quando De Bortoli scrive "Davvero è questo il clima che si respira nelle fabbriche, al di là di qualche isolato episodio?" dovrebbe ricordare che l'articolo 18 serve per l'isolato episodio, non per il clima, e che i licenziamenti collettivi o i prepensionamenti non c'entrano niente con l'articolo 18, sono altre situazioni, hanno altre leggi e non per caso, ma perché sono cose diverse.
E se possibile ci risparmi questa lagna della modernità. Dica che la sua è una posizione liberale, conservatrice, usi l'aggettivo che vuole.
Di diritti che vogliamo non far invecchiare ce ne sono a centinaia, di alcuni abbiamo stabilito la necessità da secoli, e io credo che il diritto del lavoratore a non essere licenziato ingiustificatamente debba restare.
E credo anche che le posizioni come quella di De Bortoli siano rispettabili, talmente tanto che non vedo l'ora di discuterne nel 2013, con un'urna elettorale davanti.
* avevo scritto illegittimi, che effettivamente causava una buffa tautologia.
24 marzo 2012
Una cosetta
Scritto da Numero 6 alle 16:28
Etichette: All'inizio era un commento
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Che poi, visto che sono isolati episodi, perchè tutta questa necessità di togliere l'art.18? Cosa costa lasciarlo lì? C'è qualche falla nei discorsi del ministro e del direttore del Corriere...
RispondiElimina