Lo scenario del teatro romano di Ostia non è niente male.
Fanno il pienone, ma attaccano con un'ora di ritardo, e entrando in una maniera che più coatta non si può.
I riferimenti a Simon e Garfunkel sono evidenti, ma non c'è solo questo.
Più in generale tutto si ispira alla tradizione cantautorale, includendo anche Dylan e Drake.
Il pubblico è, stranamente, trentenne o più, non c'è traccia di adolescenti, quando non sono quelli portati a rimorchio da genitori attempati.
Loro sono abbastanza simpatici, fanno molta ironia sull'impianto di illuminazione e sull'umidità della serata, e hanno ragione in entrambi i casi.
I migliori pezzi sono quelli suonati con basso e violino, nella seconda parte, mentre l'inizio è solo chitarra e voce.
Breve, circa un'ora e venti, e si conclude con un pezzo in norvegese e uno in cui fanno salire sul palco un po' di gente a ballare.
Dopo due ore sulla nuda roccia avevo il culo che mi faceva un male tremendo.
Ma come facevano i romani?
28 giugno 2005
KoC
Scritto da Numero 6 alle 10:30
Etichette: Roma come Manchester
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