23 agosto 2006

Faccia

Eravamo abituati a una foto, a un disegno, al limite al nome del gruppo colorato, che diventava l'immagine stessa di quel concerto.
Per questo, continuo a chiamare il tour di Us di Peter gabriel "quello con i rubinetti".
Anche il concerto poverello, quello all'Alpheus o al Circolo degli Artisti, ha una stramba foto di loro tre, i Blonde Redhead.
C'era comunque un tentativo, se non di fare arte, almeno di distinguersi tra tanti altri biglietti.

Non c'erano tanti posti dove comprare.
Lo storico Orbis, con i suoi orari da ufficio pubblico, e la gente che ci dormiva davanti, o il Planetario, talvolta Ricordi.
Io però avevo trovato il trucco.
A Viale Somalia c'era un negozio di abbigliamento femminile, Anubis, che non so se c'è ancora.
Per ragioni che mi sfuggono, vendeva biglietti di concerti, e lo sapevamo in pochi.
Non ci ho mai trovato nessun'altro, perfino quando vennero gli U2 con il Popmart, a 68000 lire, una follia nel 1997, prima grande polemica sui costi dei concerti.
Che poi in realtà mi diede un voucher, da cambiare con il biglietto quando sarebbe stato il momento; biglietto che ovviamente ho con me, con il timbro del negozio dietro.

Al di là dell'aumento del costo del divertimento, che non si limita al live, ma tocca anche lo stadio, il cinema e altro, un'altra delle differenze con "l'epoca dei biglietti diversi" è proprio il mostruoso anticipo con cui vengono venduti.
Ormai la norma è sei mesi prima, arriveremo a un anno?

Un primo esperimento di vendita in rete, più o meno, avviene nell'88.
Quell'anno vengono in Italia Michael Jackson e i Pink Floyd, due tour della madonna, e i preziosi tagliandi sono in vendita nelle filiali della Banca Nazionale del Lavoro.
Un curioso destino, dato che l'infrastruttura di rete di BNL diventerà anni dopo quella di Lottomatica.
Sul biglietto dei Floyd c'è la copertina dell'album.

Ma arriva dall'America una notizia che ricordo bene, in un intervista a David Zard (guarda caso).
Ticketmaster, storica azienda di vendita online di biglietti, stampa anonimi pezzi di carta con scritto il nome dell'artista, data, ora, luogo, e basta.
Di là dell'oceano già pensano a risparmiare, gli artwork costano.

Il mio primo pezzetto di carta è un concerto dei R.E.M. del 1995, è verde e c'è scritto Milano Concerti, 37000 lire, niente di più.
Identico a quello degli Smashing Pumpkins, 1998.
Nasceva in quegli anni l'astro di Ticketone.

Ticketone ha portato la filosofia di Ticketmaster in Italia.
Cartoncino colorato, il più vecchio che ho è del 2001, giallino, Bob Dylan a Anzio, Stadio del Baseball, 60000 lire.
Cambiano solo i dati del concerto, il resto è uguale; ogni tanto danno una tinta nuova, negli ultimi anni è azzurra.

Iniziò sfruttando la rete SISAL, poi passò a una sua rete di terminali, che nel corso degli anni ha sempre più ridotto, presumibilmente per spostare la vendita sul web, più economico.
Gode di un rapporto privilegiato con Milano Concerti, oggi parte di Live Nation, che a sua volta era un pezzo di Clear Channel, un gruppo che possiede qualcosa come 1200 radio in USA.
In pratica, la vendita di biglietti di eventi mainstream è sempre roba loro, e in molti casi Ticketone è di fatto monopolista, anche se esistono, o sono esistiti, dei concorrenti.

Uno di questi concorrenti è Greenticket, da cui ho comprato il mio primo biglietto per i Kings of Convenience nel 2005, Teatro Romano di Ostia, 25 Euro, serata caldissima.
I biglietti di Greenticket sono tutti uguali, mostrano un prato e il cielo azzurro.
Sarebbe anche peggio di Ticketone, se non fosse che loro ci mettono quasi sempre una foto del gruppo.
Anche sull'ultimo che ho preso, TV on the Radio per il 2 settembre al Circolo degli artisti.

Niente di che, ma sempre meglio che mostrare ai miei nipoti i cartoncini simil-bigliettodeltreno che girano adesso, e che qualcuno crede possano dare qualche emozione a vecchi sentimentali come me.

6 commenti:

  1. Ticketone ha portato la filosofia di Ticketmaster in Italia

    vero, pero` ricordi quando eri qui? Ti ho mostrato il biglietto del concerto U2 di Cardiff (Ticketmaster - con artwork) e quello U2 di Roma (Ticketone - anonimo). La differenza e` abissale.

    bye
    G

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  2. sto rosicando ancora per il tour della nana del 2003. Me lo son fatto tutto quello italiano: quattro concerti, quattro biglietti uguali. Ho rosicato una cifra quando ho visto il biglietto che vendevano a Como, ultima data, al gabbiotto (la nana non fa sold-out da secoli): c'era la sua foto :( Ma d'altra parte non potevo rischiare di arrivare in quel di Cernobbio senza il pass.. anche se, grazie alle mie conoscenze, avrei potuto benissimo entrare a scrocco.. Cosa fanno i fan!

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  3. Credo che i botteghini abbiano ancora i biglietti "all'antica".
    Io li ho visti al concerto dei Radiohead a Firenze del 2003, i fiorentini avevano quelli.
    Ma, come dici te, chi è che rischierebbe?

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  4. Anubis c'è sempre, non so se vende ancora biglietti. Non dimentico la sensazione di straniamento la prima volta che andai, per springsteen nell'88, non mi capacitavo che in quel negozietto che non c'azzeccava *niente* si trovassero quei preziosissimi tesori di carta :-)

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  5. è veramente una tristezza.. se penso che io manco gli ho mai visti i *veri* biglietti..
    Per fortuna che per quanto riguarda i R.E.M. ho il privilegio di poter allegare al pezzetto di carta anche il braccialettino della only-fan-area...
    (adesso che ricordo, per l'elevation tour avevamo dei bei biglietti.. ma li abbiamo anche avuti in modo non convenzionale.. eheheh)

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  6. grande! eri a veder bob dylan ad anzio! è stato il mio primo concerto...

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