28 luglio 2006

Dell'essere un bravo ragazzo

Nella strada che faccio per tornare dal lavoro c'è un pezzo di autostrada che è percorribile gratis, il tratto urbano della A24.
Dentro Roma è sempre trafficatissima.

Stasera il traffico era peggiore del solito, e il motivo c'era.
Uno scooter e il suo proprietario sono per terra, immobile lui, irriconoscibile il mezzo, addirittura contromano. Il casco non si vede, svariati graffi sulla schiena, cocci lontani anche dieci metri, segno di un impatto non lieve, avvenuto da pochi minuti.

Sarà che dopo tre anni e due scooter ho più senso di osservazione, ma io sono veramente allibito dal concetto di sicurezza del motociclista medio.
Ovviamente la mia visione si limita alla realtà romana, ma è una città grande e offre molte realtà.

L'abbigliamento tecnico è un oggetto sconosciuto, girano tutti in maglietta, spesso calzoncini e ciabatte.
In questo le zavorrine sono impressionanti, vestite (si fa per dire) con trenta centimetri quadrati di stoffa, persino quando il loro pilota porta una giacca e un casco decenti. Belle da vedere, ma non riesco a esserne contento.

Il casco è per molti un impiccio.
Scodelle slacciate, elmetti militari improbabili, modulari aperti.
E poi, una tendenza secondo me in aumento, il non portarlo proprio.
Casi rari, per carità, ma allontanandosi dal centro se ne notano di più, e quando si arriva dalle mie parti, a una ventina di km dal centro, non lo porta più nessuno, anche se a cavallo di mostri.
Nel menefreghismo di chi dovrebbe farle rispettare, le regole.

E poi gente che va in tre, bambini tenuti tra pilota e manubrio, gente che fuma.
Ogni giorno sul GRA e sull A24 c'è chi passa allegramente a 120 in corsia di emergenza. Quasi tutti, non uno ogni tanto.

Un po' di tempo fa provavo un Honda @150 di una mia amica (per giunta vittima sette anni fa di un incidente che l'ha lasciata ingessata 40 giorni).
Il freno posteriore era del tutto inesistente.
"Ma come fai?", le chiedo, "Be', poi lo metto a posto".

Al mio primo raduno, un Vendemmia del 2004, avevo un piumino qualunque.
Non sono entrato nel primo negozio della Spidi a chiedere tutto il catalogo, con calma ho capito cosa mi serviva, e cosa mi servirà.
Eppure, ho amici motociclisti da molto prima di me, che d'estate si trasformano, scusate, in fessi.

Quando leggo IHMS, dove si discute se il paraschiena deve essere indipendente o predisposto nella giacca, se il meccanismo di ritenzione del modulare è adeguato o no, mi chiedo se siamo il punto finale di un'evoluzione, o una banda di elitari bacchettoni.

Perché di fuori noi siamo quelli strani, quelli che "come fai a stare con il casco chiuso", quelli che "ma con la giacca non hai caldo ai semafori".

Non so, magari dovremmo spiegare che con a sbattere con l'auto si ammacca l'auto mentre a sbattere con la moto ti ammacchi tu, che di vita ce n'è una sola ma anche che con il gesso si cammina peggio, che sei anche molto carina stasera ma senza quella schiena scartavetrata saresti ancora più attraente.
Ma serve dire queste cose? C'è qualcuno che può dire in coscienza di non saperle?

Perché tutta questa gente non si rende conto che ci vorrebbe abbastanza poco per evitare di farsi male?

(Il post è stato scritto originariamente per il newsgroup it.hobby.motociclismo.scooter, o IHMS. Non ha un linguaggio da blog, ma vorrei che qualche motociclista che passasse qui per caso ci pensasse un po')

10 commenti:

  1. io ho uno scarabeo 100
    indosso un casco integrale ma la giacca specifica ne d'estate nè d'inverno

    kzissou

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  2. Ciao, sono arrivata qui dal blog di Typesetter.
    Sono una zavorrina con giubbotto di pelle e stivali anche in pieno agosto. Non sai quante volte mi sono sentita chiedere come faccio a sopportare quella roba addosso col caldo. Di solito rispondo che e' perche' mi piace vivere tutta intera.

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  3. elokia: direi che meriti almeno un link ;-)

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  4. Anche io arrivo da Typesetter; da assoluta profana delle moto ti posso dire che quel che scrivi pare fondamentalmente chiaro anche a me - e che se dovessi decidere di andare in moto lo terrei a mente.

    (Comunque la citazione è Ivana Trump al terzetto del "First wives club", e non ho googlato.)

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  5. Zavorrine! ROTFL!!!
    Ora però se arriva Marta a svelare le citazioni non vale più, troppo facile per lei ;-P

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  6. Oh, beh, se vuoi linkarmi il mio blog e'
    http://elokia.splinder.com
    Il blog del mio pilota nonche' Quasi Marito e' http://www.skyone.it/skyblogone

    Pero' adesso sono tutta rossa per l'emozione... ecco... :-)

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  7. Il discorso più persuasivo verso questa gente è far presente il conto del chirurgo estetico che dovrà livellare le ammaccature e le cicatrici e quello del dentista che dovrà ricostruirgli quello che potrebbero eventualmente perdere per strada se non muniti delle necessarie protezioni :)

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  8. La cosa più bella (brutta) è stata quando, uscendo dall'Olimpico per una (mezza) partita che era già stata stressante di suo( Roma dinamo kiev), interrotta per il lancio di una monetina da parte di uno stronzo, vissuta in curva sud in mezzo a cocainomani, mi sono visto superare da un tipo in scooter che procedeva tranquillamente fumandosi una canna. Mai più allo stadio..

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  9. Quando stavo in terzo superiore sono caduto in moto.mentre piegavo per fare una curva,una stupida striscia d'olio mi ha fatto andare a sbattere contro un blocco di cemento...se non avevo il casco integrale sarei tipo morto,visti i bozzi che poi aveva lo STEVE RAPP replica..ognuno è libero,io penso,ma è fondamentale capire che se si cade dalla moto ci si puo far male e se Nakano cade sul rettilineo delMugello a 300 all'ora e non si fa nulla,grazie alla sua protezione,sarebbe meglio incominciare a pensare....

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  10. Questo
    Non e` spam ;) e` la pagina di un IHMista.

    Dedicata a tutti i "ma tanto vado piano" "l'integrale mi fa caldo" "il casco mi spettina"
    "in citta` non serve" "basta stare attenti".

    Braindead

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