Per chi non lo sapesse, siamo nel Mese Europeo della Fotografia, che credo sia stato imposto d'imperio da Walter I alle sette città partecipanti.
Va da sé che c'è pure Roma, che partecipa con il suo Festival Internazionale, giunto alla sesta edizione.
Non l'avevo mai filato, ma un'ottima giornata di pasquetta mi ha convinto.
Sono arrivato fino al centro che sembrava Ferragosto, e al centro sembrava Capodanno.
È diviso in una miriade di sedi, alcune nuove di trinca, altre già utilizzate per mostre fotografiche.
La prima è l'Aranciera di Villa borghese, oggi diventata Museo Carlo Bilotti, un mecentate italo americano che si è pure fatto ritrarre da Warhol.
Qui sono presenti i finalisti del Mese Europeo.
Quasi nessuno di loro è un fotografo in senso stretto, nel senso che modificano i loro scatti con il computer o in qualche altro modo.
Una che mi è rimasta impresso è Beate Gütschow (conosco un'altra fotografa con il nome quasi uguale), una tipa che prende vari scatti in bianco e nero e li mette insieme tipo collage, senza però che questo si noti.
Il risultato è una specie di paesaggio industriale credibile, anche se ovviamente inesistente.
Più folle ancora Philippe Ramette, quello che ha vinto, che mette nelle sue foto un tizio (che poi è lui) in una posizione fisicamente impossibile rispetto al paesaggio. Carino perché non si riesce a guardare insieme l'uno e l'altro.
Annnovero tra i matti anche un certo Marek Kvetán, che fotografa skyline cittadine e poi gli toglie i "simboli", tipo fotografare Roma e poi togliergli la cupola di San Pietro.
Seconda tappa a uno spazio espositivo nuovo, l'ex GIL (Gioventù Italiana del Littorio, c'ho dovuto pensare un po'). Non si può sbagliare palazzo, è fascistissimo, dentro c'è scritto pure "Noi Tireremo Diritto".
Qui l'opera d'arte sarebbe la bigliettaia, ma pare non fosse una foto, anche se non sono ancora del tutto convinto che fosse vera.
La mostra si intitola Non tutte le strade portano a Roma ed è una serie di scatti della provincia laziale.
Anche qui, novità (per me): sono stampate a getti d'inchiostro.
Si tratta in parte di foto un po' bucoliche, che potrebbero essere state fatte cinquant'anni fa, mentre sono tutte recentissime.
Tra i migliori Luca Campigotto, con delle incredibili immagini dell'Arcipelago Pontino (ne trovate qualcuna qui ).
Dato che sono a Trastevere vado al Museo di Roma in Trastevere, spazio che viene spesso usato per mostre fotografiche.
Ce ne sono tante oggi, quasi tutte dedicate a svariati drammi umani, dall'immigrazione alle guerre recenti, ma il clou sono le mostre sul '77, tra cui le immagini famosissime di Tano d'Amico, come quelle del giorno dell'assassinio di Giorgiana Masi.
Quarto Oggiaro, Parco Lambro, Montalto di Castro, basettoni, zoccoli, bambini completamente nudi, lacrimogeni, gente che corre, poliziotti che sembrano morti di fame.
Molte foto sono bellissime, ma a me danno anche un senso di muffa.
Sarà perché le associo alla mia infanzia, ma sembrano veramente scattate millenni fa, sembrano ritrarre un mondo scomparso per sempre, eppure sono solo trent'anni.
Vorrei avere la macchina del tempo per andare a curiosare.
Annotazione finale, in quasi tutte le mostre viste oggi le foto si vedono male perché la luce riflette sui vetri.
Mi pare strano che non ci abbia pensato nessuno, a cambiare luce o a cambiare vetri.
09 aprile 2007
Dentro porta
Scritto da Numero 6 alle 21:56
Etichette: Strolling 40p
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