Come tutti saprete, la versione bozza di Blogger permette ora di creare sondaggi.
Io, tanto per provare, ne ho subito piazzato uno, lo trovate subito a destra.
Votate numerosi.
28 giugno 2007
Diteme
Scritto da Numero 6 alle 10:21 8 commenti
26 giugno 2007
Come l'altra volta
Dal 2008 anche Malta e Cipro avranno l'Euro.
Grande esclusiva della blogopalla (embe'...), gli euro ciprioti, probabilmente i più brutti d'Europa ma scritti per fortuna in greco e turco, e gli euro maltesi (in pdf), che per chi fosse curioso sono stampati dalla zecca francese.
Scritto da Numero 6 alle 23:02 0 commenti
25 giugno 2007
Invece di lavorare (Bionda Single edition)
Bionda Single (per ora): io comunque ne ricordo un altro di esperimento sull'influenza sociale maggioritaria
#6: quello delle stanghette?
Bionda Single (per ora): no
qual è quella delle stanghette?
#6: ci sono delle linee disegnate su una lavagna
chiedono a della gente qua è la più lunga
sono tutti complici tranne uno
Bionda Single (per ora): sì quello
#6: e tutti dicono una linea che non è la più lunga
e l'ultimo stronzo dice "sissì, è quella"
Bionda Single (per ora): cmq il principe dell'influenza maggioritaria era Durkheim
#6: pensavo Mario Segni
Scritto da Numero 6 alle 23:10 1 commenti
Citation day (6) - Spiritum Special
Tre libri senza i quali è inutile.
Me lo ha detto mio cuggino.
Tutta colpa del pelo.
Sostanzialmente (il mio preferito).
Scritto da Numero 6 alle 22:58 0 commenti
Etichette: Citation Day
22 giugno 2007
Dovrei poter dire
Che la frizione del mio pur sempre sfolgorante Burgman può essere messa alla prova dal traffico romano, che c'è un tasso di umidità prossimo a infinito, che Roma al tramonto è Roma al tramonto e basta, che qualunque rapporto puoi avere con una donna questa comunque non gradirà i tuoi commenti sulle altre, che in scooter si deve urlare se no si va a finire nel quartiere sbagliato, che una che ho visto a un concerto lavora nella galleria Alberto Sordi e non era carina solo al concerto ma pure quando lavora, che i cantanti sono vanitosi e si divertono in tour ma vogliono stare anche con i figli appena nati, che per la prima volta in vita mia ho conosciuto uno scrittore che ho letto e cioè Enrico Brizzi e che il mio nome gli piace.
A Brizzi, intendo.
Scritto da Numero 6 alle 10:28 9 commenti
Etichette: Strolling 40p
21 giugno 2007
Che dovrebbe fare una ragazza?
Bat for Lashes è una band di quattro ragazze, ma fa tutto Natasha Khan, mezza pakistana, mezza inglese, molto carina.
La sua What's a Girl to Do è uno dei miei pezzi preferiti da mesi, e ha anche un gran bel video, questo.
Lo dedico a OdiAmore, sicuro che ci troverà materiale per uno dei suoi post.
Scritto da Numero 6 alle 11:10 0 commenti
Etichette: Titoli indie e non
20 giugno 2007
Digressione beneficiaria
Se volete sapere cosa hanno fatto con il 5‰, leggete qui.
Dovreste trovare il vostro beneficiario tra i vari PDF.
Per esempio posso dire a Sacher, che mi pare l'avesse dato all'Accademia della Crusca, che è uno dei 378 che l'hanno fatto.
Scritto da Numero 6 alle 21:15 3 commenti
Digressione scooteristica
Quelli che mentre portano moto/scooter parlano al cellulare, o peggio, leggono o scrivono SMS, dovrebbero schiantarsi.
Con la comunicazione aperta, in modo che l'altro senta bene il botto.
Scritto da Numero 6 alle 21:12 3 commenti
Etichette: Dichiarazioni di principio, Scootertown
18 giugno 2007
La piazza del milione a prescindere
Il gay pride è una versione con meno telecamere e meno soldi del carnevale di Rio, mentre il numero di sessualmente eterodossi dovrebbe essere lo stesso della festa carioca, anzi forse minore.
La sfilata è lunghissima e molto lenta a partire, probabilmente per il numero di manifestanti/curiosi lungo la via, e anche perché noi non eravamo ancora arrivati.
Avevamo problemi con il citofono e poi c'era traffico e abbiamo parcheggiato lontano e non è assolutamente vero niente.
La verità è che abbiamo mangiato per due ore.
Misurare il numero di partecipanti non è possibile. Il Pride per definizione fa girare tutti, fa fermare le automobili in senso opposto, e credo che la maggior parte del pubblico non sfili, ma sia fermo ai lati a fotografare l'unico corteo dove coloratissimi uccelloni ballonzolano al tempo di Fiesta della Carrà.
Il bello del Gay Pride è l'eliminazione dell'estetica di genere.
Passano uomini, donne, ex-uomini con qualche traccia residua, checche scheccanti, lesbiche lesbicanti, pezzi di gnocca veri, blogger con la panda, blogger con Panda e amici che non ti presentano i pezzi di gnocca suddetti ma sanno a memoria Panic degli Smiths.
Insomma non ci si sente mai fuori posto.
Gli urli spesso scomposti degli interventi finali lasciano pensare a una comunità GLBT disperata, ben conscia dell'impossibilità dell'assalto al cielo, e pure dell'assalto ai DICO. Gli altri, i clericali, parlano vistosamente da una posizione di forza, e infatti manco commentano.
Le due migliori della giornata: "questo è il carro dei gay di pitran" (erano gli orsi, ma la battuta è per soli romani), "dieci sesterzi sul leone" (mentre spiegavo a mi' sorella le scommesse presso gli antichi).
Sarò nel video di Silvestri.
Non dico altro.
I miei amici sfilanti erano: Mae*, Panda, Gil™, Sacher, Claudio, un piemontese che cercava Tor Cervara, uno di Saluzzo che mi ha spiegato che vuol dire in carpione, mi' sorella (la quale flickra).
Più una splendida archeologa che prepara cous cous e studia troppo.
Sì è parlato e riso un po' di tutto, compreso il Partito Democratico, che a ridere ce ne vuole.
E adesso, per favore, ditemi chi mi ha messo il preservativo a base acquosa nello zaino.
Scritto da Numero 6 alle 09:35 7 commenti
14 giugno 2007
Caso raro di post che considero utile
L'ispirazione me l'ha data l'ultima tirata sui TFR, ennesima di una serie di minchiate che non so bene chi gli suggerisce.
Ma come tutte le minchiate che scrive, sono ovviamente ben linkate e ripetute per mezza blogopalla.
Altri ottimi esempi quelli del cervello à la coque, quella dell'introduzione della precarietà fatta dalla Legge Biagi (e come vorrei che fosse vera), o quella di tifare per il Ghana.
La sua fama è talmente ben radicata, che un commento (non un suo post) sulla famosa stronzata dell'olio di colza venne replicato come sua autorevole opinione, finendo pure su Macchianera.
Ora, i blog sono faccenda per qualche migliaio di persone, e quindi l'impatto del suo qualunquismo sarebbe limitatissimo.
Se non fosse che molti che leggono Internet ignorano che quello è un blog, lo vedono come Repubblica o Corriere, e indefessamente inoltrano a tutta la rubrica i suoi deliri.
E c'è gente che te li cita parlando, "hai letto sul sito?".
No, non lo leggo, e salto immediatamente i post che lo citano.
Quella del TFR è la stessa posizione della Lega, unico partito a contestare la previdenza integrativa.
Per la Lega non è un fatto strano, dato che ha sempre rappresentato le piccole imprese che avrebbero maggior danno dalla fine del versamento in azienda.
Per lui, che non è una piccola impresa, il senso sta solo nella vendita dei biglietti dei suoi spettacoli, sorta di discesa in terra del divino, per chi ci va.
Non me ne frega niente del fatto che azzecchi qualche crociata ogni tanto.
La mia ideologia lega il qualunquismo e il populismo all'antipolitica e alla destra, che sarebbe già sufficiente per farmelo stare sul cazzo.
Ma odio ancor di più il suo stuzzicare la necessità di un tribuno, sempre attuale in questo paese.
Come se ce ne fosse bisogno, come se non avessimo già pagato abbastanza personaggi simili.
Non gli date retta, scegliete dove destinare il TFR partecipando alle riunioni che hanno fatto perfino da me, leggendo il sito del Ministero del lavoro, delle associazioni consumatori, dei sindacati.
Non linkate la sua retorica noiosa, il suo moralismo da paesello, la sua voglia di polizia, e imparate piuttosto a capire i perché dei problemi endemici e difficilmente risovibili.
E se vi avanzano cinque minuti, leggetevi pure questo post di Riccardo.
Scritto da Numero 6 alle 10:30 10 commenti
08 giugno 2007
Intervista orrendamente falsa di Sporco Impossibile a Portmeirion
Come hai conosciuto Sporco Impossibile?
Me l'ha detto Emanuela.
Perché Emanuela pensa che sei un mito?
Perché ho visto i Pink Floyd due anni prima che lei venisse al mondo, quindi lei pensa che abbia conosciuto Annibale.
In realtà con Annibale ci ho solo visto gli Who al pratone di via Conca d'Oro.
Cosa ti piace di Sporco Impossibile?
Nella mia attività live ho letto per anni di concerti a Milano, Bologna, Milano, Bologna, Modena, Milano, e poche volte Roma.
Ora, non è nello specifico il caso di SI, dato che gli italiani li vedevamo anche prima, ma aiuta a capire che esistono i live.
Capire che esistono?
Hai mai provato a dire a qualcuno che vai a un concerto?
La risposta è sempre "e chi sòna?".
Il live di cui si ha notizia è quello mostruoso, gli U2, i Depeche mode, ma realmente nessuno sa anche a Roma si suona dal vivo, a parte i soliti cinquanta bloggaroli con account last.fm.
Ne vale la pena?
Orpo! Quando hanno davanti un pubblico gli artisti possono cambiare e cambiarti.
Ad esempio gli U2 (6) ti fanno venire voglia di cantare a squarciagola, i R.E.M. (3) invece di starli a sentire e basta.
Cosa sono i numeri tra parentesi?
Le volte che li ho visti.
Un indegno auto-incensamento, ne convengo.
Che altro si può fare?
Tirare fuori i cinque euro per l'ingresso, tanto per cominciare, e comprare i CD se ti piace chi ha suonato.
Quella dell'arte senza profitto è una delle cazzate più dure a morire della storia dell'uomo.
Volcanoman.
Non è che la musica power mi dispiaccia, anzi, però ci infilavano dentro alcune cose happy, tipo "parappappà", che c'entrano poco.
Canadians.
Mi sono piaciute le prime due canzoni, poi si sono sfiatati (cit.).
Peccato perché i coretti surf di Soon Soon Soon sul CD non sono poi malaccio.
Fake P.
Hanno l'ecletticità dei Deus, e un bel modo di porsi.
Però meglio i pezzi a base elettronica.
Rodion.
Ha fatto muovere, e il suo concerto è scivolato via benissimo.
Mi ha ricordato un po' tale Manitoba, bel live visto ad Arezzo Wave anni fa.
Anche tu, come inkiostro, vorresti abbordare una ragazza che vedi sempre ai concerti ma non sai come fare?
A' voja! C'è una con i capelli tipo caschetto, naso un po' aquilino, gonna e stivali, aria da studentessa.
Hai descritto metà delle ragazze del Circolo.
Embe' sì, effettivamente...
Se te la facciamo conoscere cosa fai?
Vi attacco i manifesti sul muro di Disfunzioni a San Lorenzo.
Disfunzioni ha chiuso.
Ma davero?
Scritto da Numero 6 alle 16:00 5 commenti
Etichette: Roma come Manchester
07 giugno 2007
Sfondo rosso
Ci sono due tipi di amiche che devi passare a prendere prima di un concerto.
Quelle che devi andare a prendere a casa, e quelle che devi andare a prendere a casa a Via della Pisana.
Purtroppo lei fa parte del secondo gruppo, il che fa sì che io non saprò mai come suonano i Detroit Cobras.
Il Tendastrisce non è un teatro, ma un'entità.
Compare in qualche posto di Roma, poi se ne perdono le tracce, poi riciccia da qualche parte, e così da decenni, un po' come la legge sul conflitto d'interessi.
Ora è a Tor Sapienza, proprio davanti al mattatoio, un pochino scomodo per parcheggiare.
È la prima volta che ci vado.
Gli White Stripes, onesta band di Detroit, hanno sempre fatto musica semplice, e bella da sentire.
Ma il mondo poco avrebbe saputo se non fosse stato per Seven Nation Army.
Questa canzone è una di quelle che "azzecca il giretto", sette note che ti entrano in testa e non escono più, MTV, remix vari in discoteca, e le Strisce Bianche hanno fatto i miliardi.
Ma in Italia siamo andati oltre, facendo di Seven Nation Army il poppo-inno, e rendendola la canzone più cantata della storia dopo Nel blu dipinto di blu.
Jack White e Meg White non sono fratelli, per quanto lui la chiami "sorella" sul palco.
Usano tre colori, bianco rosso e nero, nei vestiti, nelle chitarre, nelle copertine dei dischi.
Lui suona la chitarra, un paio di volte una tastiera, e canta, e fa tutto questo con tale perizia da far sembrare incredibile che ci siano solo due strumenti.
Lei suona la batteria, a intevalli, ogni tanto si ferma a guardare lui, riparte.
Canta una sola canzone, credo l'unica che non mi è piaciuta granché.
Io ne conosco diverse ma non so i titoli, riconosco Hotel Yorba, I Just Don't Know What to Do with Myself, ovviamente Seven Nation Army, che elegantemente non usano come pezzo finale.
Malgrado i cori calcistici, molti sanno i testi, Jack lascia cantare.
Poco meno di un'ora e mezza, forse poco, ma per reggere di più lui dovrebbe essere dopato (se già non lo è).
E diciamolo, Meg è pure caruccia.
All'uscita la mia amica propone di liberare i maiali in attesa davanti all'ingresso del mattatoio.
Io obietto che le salsicce se le mangia anche lei.
Lei dice che fare da testimone a un matrimonio è una vera rottura di palle per tutta la settimana che lo precede.
Ha indubbiamente ragione.
Scritto da Numero 6 alle 15:35 2 commenti
Etichette: Roma come Manchester
04 giugno 2007
Grammar school: articoli
Dunque, un po' di regole su pronuncia e uso corretto degli articoli romani, così non si fa confusione, che in giro si sente e si legge un sacco di gente sgrammaticata.
Con qualche comodo esempio non sbaglierete quasi più.
Comincio dagli indeterminativi, che sono più facili, basta togliere la u. Semplicissimo, no?
Così, un è 'n, uno è 'no, una è 'na, si usano come in italiano: 'n zacco (tanti), 'no sturbo (mancamento), 'na piotta (cento), 'na piottaemezza (centocinquanta), 'na fregnaccia (una notizia del TG2).
Con i determinativi la cosa è più articolata, che è pure giusto parlando di articoli (ammazza che battutona).
Allora, lo e la sono come in portoghese, 'o e 'a, e già che ci siamo anche le diventa solamente 'e.
Essendo la combinazione gl del tutto inesistente in romano, gli è stato fuso con i, in un generico li, che però oggi si usa un po' meno, ad esempio li mortacci (discutibili antenati) o li Castelli (paesi produttori di vino).
Il è ovviamente er, ma questo merita un paragrafo apposta.
Usarli nei casi più semplici non è complicato, 'a Casilina (SS n° 6), 'e tielle (recipienti da cucina noti anche come fiamminghe), 'o Stragnerodelea (blogger piacentino), ma la cosa si ingarbuglia quando si arriva davanti a una parola che comincia con una vocale; dato che la elle ce la siamo già fumata, come si fa l'elisione?
La cosa è ardua, ma c'è una regoletta che vale nella maggior parte dei casi.
In pratica, se l'accento cade sulla prima sillaba si usa la forma elle apostrofata, come l'artri (Lazio, Juventus, Inter, ecc.), l'Eure (quartiere a sud di Roma), l'urtimostronzo (il meno rilevante).
Se l'accento è su un'altra sillaba, allora si allunga la prima vocale, facendo un suono che è il vero spartiacque tra i romani e gli acquisiti, che lo sbagliano sempre.
Quindi 'aaipod (un inutile gadget della Apple), 'uuragnompoverito (innocua arma portatrice di libertà), 'aamica (generica blogger pistoiese), 'aamichetta (zoccola).
Ma veniamo a er, signore e simbolo della lingua capitolina.
In generale si userebbe allo stesso modo di il, cioè la versione del dialetto toscano usato come lingua nazionale, ad esempio er Capitano (Totti), ma ci sono alcune notevoli differenze.
Intanto, è arcinoto il suo uso come introduttivo di soprannome, com er vichingo (tizio biondo), er patata (tizio con la faccia che fa venir voglia di pizzicargli le guance), er mattonella (tizio non particolarmente portato per l'esercizio fisico).
Poi, bisogna ricordare di omettere la erre nel caso di parole che inizino per erre, come e' raccordo (la tangenziale), e' regazzettodernegozzio (commesso con contratto atipico), e' rosicone (Mancini).
Infine, data la tipica pronuncia della esse piuttosto simile alla zeta dolce, er viene usato dove non dovrebbe, ad esempio er zinale (il grembiule), er zipeppe (vaso da notte), er zòla (er zòla), er zindaco (Walter I).
A proposito di quest'ultimo uso, un aneddoto dei tempi andati.
Fino a non molti anni fa, quando nasceva una figlia femmina ('a pupa), le si metteva un po' di zucchero tra le gambe, come augurio.
A causa di questa usanza, parlando di una donna che avesse avuto fortuna nella vita (tradotto, avesse sposato uno ricco), si era soliti dirne:
"Ma che c'ha messo er zucchero?"
Scritto da Numero 6 alle 00:35 9 commenti
01 giugno 2007
Shock to the system
Come prevedibile, come mi aspettavo, la proiezione del filmato Li preti ce provano co' li pupi è stata rivoluzionaria come la proiezione di Brokeback Mountain in prima serata.
Il tutto con l'avallo del Rivoluzionarissimo Parlamentare Europeo Michele "buttamola 'n caciara" Santoro.
A proposito di Odifreddi, di cui ignoro faccia e opere, mi rifaccio alla chiosa di mio padre:
"quello 'oo visto, 'o 'nvitano dapertutto, pure quanno 'n c'entra 'n cazzo"
Se la saggezza capitolina non vi basta, vi consiglio di leggere questa famosissima filosofa bolognese.
(Quello che penso io di Santoro l'ho gia detto qui)
Scritto da Numero 6 alle 21:09 4 commenti
Sempre nell'ottica di migliorare il dialogo
Ad esempio, io avrei considerato un buon segnale l'invio dell'esercito alla manifestazione dei tassinari (it. tassisti).
Scritto da Numero 6 alle 12:22 1 commenti
Oggi sono democratico, ma non sono partito
Io mi chiedo quanto dovrò aspettare prima che Confcommercio venga considerata quello che è: un'organizzazione sovversiva.
Scritto da Numero 6 alle 12:20 0 commenti