New York, New York, era successo dopo il punk, è risuccesso dopo il grunge, quando passa la grande ubriacatura tocca rivolgersi a New York, la città dove puoi comprare un'amplificatore alle tre di notte, per citare Lou Reed, uno dei suoi più insigni residenti.
Nel 1998 una serie di conoscenze mette insieme gli Interpol, che come tutte le band che si rispettano cominciano a suonicchiare qua e là per Brooklyn, e aspettano ben 4 anni prima che la (sempre sia lodata) Matador gli faccia stampare il primo album.
Un gruppo che canta decisamente europeo, e la voce profonda di Paul Banks ricorda quella di Ian Curtis, ma anche un gruppo che della Grande Mela qualcosa prende, come la chitarra di Daniel Kessler, che poi è il vero stratega del suono Interpol.
Aggiungere a questo la presenza quasi costante della città nei loro testi, e perfino nell'indirizzo del loro sito.
La scena è al teatro Saschall di Firenze, tipo di struttura di media grandezza che in Italia spesso manca, e che in quest'occasione è veramente strapieno.
Ci sono già stato per vedere Nick Cave, non mi fa impazzire come audio, ma è ben organizzato e si vede bene anche se non vuoi stare proprio sotto.
Prima i Blonde Redhead, che vedo ormai per la quarta volta, e che qualunque cosa facciano, anche solo cinque canzoni da supporter, non deludono mai.
Per me sono l'unico esempio sensato di fuga di cervelli, se fossero rimasti a Milano magari oggi suonerebbero come gli Afterhours.
Gli Interpol attaccano con Pioneer to the Falls, e in un'ora e tre quarti percorrono in pratica quasi tutta la loro discografia.
Sono tutti in completo nero, come da quando hanno cominciato, solo il biondo cantante non ha la giacca, ma è tutto nero anche lui.
Particolare interessante, ci sono degli emuli in giacca e cravatta anche in mezzo al pubblico, roba che non si vedeva dai tempi degli Smiths.
Le uniche gravi mancanze per me, Leif Erikson e Pace is the Trick, in parte consolate da Not Even Jail e Stella Was a Diver and She Was Always Down che non mi aspettavo.
Perfetti i pezzi dei primi due album, qualche piccola incertezza su quelli nuovi.
Menzione speciale per The Lighthouse, che sul disco sembra una canzone di un altro gruppo, mentre dal vivo è molto più coinvolgente.
Concludo con una divagazione. Nella pomeridiana passeggiata fiorentina mi sono fermato a mangiare del tutto casualmente in un posto che si chiama I' Ritrovino de' Servi (spero di aver azzeccato la grafia). Tra lampredotto, ribollita e Fiorentina (la squadra, non la bistecca) ho passato un'oretta estremamente piacevole, e ho mangiato veramente bene. Se ci capitate tenetelo a mente, sta a due passi dal Duomo.
Poi per tornare al Saschall potete prendere il 32.
13 novembre 2007
Voi donne non avete autocontrollo
Scritto da Numero 6 alle 22:11
Etichette: Roma come Manchester, Strolling 40p
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(o anche il 31)
RispondiEliminaChe ti devo dire, quel paul banks lo vedi in foto coi capelli biondi biondi e la faccia da dodicenne con le lentiggini. poi sale sul palco, attacca con quella voce lì e... cavolo, me lo farei sì ;-D
senti, se ti mando una pen drive che me li copi i tuoi emmeppitre? ;)
RispondiEliminaNon hanno fatto Pace...????
RispondiEliminaMenomale che non sono venuto allora:-P