11 novembre 2005

Febbre a 87'

31 dicembre 1988, si gioca alle 14:30, così le partita finisce di giorno. Altri tempi.

È l'ultimo anno dell'Olimpico come lo ricordo, con le panche di cemento verde e le reti delle porte nere, l'anno prossimo si giocherà al Flaminio, per i lavori di Italia 90. Lavori che lasceranno l'Olimpico ciò che è sempre stato, il peggior stadio dove vedere una partita di calcio.

Quell'anno il campionato è spettacolare.

C'è il Napoli di Maradona, il cui astro è talmente sfolgorante da oscurare del tutto dei veri campioni, come il giovanissimo Ferrara, e che vincerà l'anno successivo.

C'è il Milan di Sacchi e degli olandesi, campione in carica, spettacolare in Europa, che vincerà la Coppa dei Campioni in una finale-passeggiata con la Steaua per 4-0, e che in semifinale infliggerà una storica umiliazione al Real Madrid, asfaltato al Meazza per 5-0.

C'è l'Inter, che ha comprato due tedeschi con il dente avvelenato che negli ultimi tre anni hanno perso due finali, tra cui l'incredibile Coppa dei Campioni '87 contro il Porto.

C'è la Sampdoria di Vialli e Mancini, che vincerà il campionato due anni dopo, e quell'anno si aggiudicherà la Coppa Italia, in una finale passata alla storia per essersi trasformata in una delle peggiori risse della storia del calcio italiano.

Malgrado le premesse, alla fine la spunterà una spaventosa Inter con 58 punti, record, miglior attacco, miglior difesa e capocannoniere (Serena), cui solo il Napoli cercherà di tenere testa, ma i nerazzurri saranno campioni con quattro turni d'anticipo.

La Roma vale poco, malgrado il nazionale Giannini e una buona punta tedesca, Rudi Völler, che dopo pochi mesi comincerà a parlare in italiano con un poderoso accento capitolino, diventando l'idolo della Curva Sud.
Quell'anno i romanisti dovranno anche sopportare l'eliminazione dalla UEFA in uno spareggio con la Fiorentina, che viene deciso da un gol di Pruzzo, eroe giallorosso per tre volte capocannoniere, e ceduto ai viola l'anno precedente.

La giornata è bella, stranamente ci sono pochi tifosi del Napoli, in genere numerosi.
Non ci sono molte emozioni, nel primo tempo supremazia territoriale della Roma, e un tiraccio di Careca poco sopra la traversa.
Nel secondo tempo la musica non cambia, il Napoli comincia a pensare che un pareggio ci può stare (non c'erano i tre punti), e la Roma, per dirla alla Gialappa, pastura calcio, ma di tirare non se ne parla.
Il traffico all'uscita dallo stadio è tremendo, e molti, vedendo l'andazzo, decidono di andarsene prima.
Sembra che la voglia di fare la doccia prevalga, quando a tre minuti dalla fine un improbabile Tempestilli (detto "Er Cicoria"), scende sulla destra, e ignorato dai difensori del Napoli lancia in area.
È difficile da spiegare se non vi piace il calcio, ma da come stacca i piedi da terra Völler (detto "Er Tedesco") so già che la palla è dentro.
La rete (nera) si gonfia. Qualcuno nei tunnel sente il boato e torna indietro.
La Tribuna Tevere Centrale non è pariolina come la Monte Mario, ma non è neanche la Curva Sud; l'esultanza è un pochino borghese, tranne che per due invasati sbraitanti con la lingua e gli occhi di fuori, io e mio padre.

Il traffico come al solito è tremendo, e si arriverà a casa che è già notte, ma senza farci caso; il triplice fischio di una vittoria è una specie di anestesia totale.
Dovreste provare.

1 commento:

  1. ;-°)
    L'ultimo scudetto!

    Oggi giocare il 31 dicembre una partita di serie A è pura fantascienza.

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