Con un bel po' di anni di ritardo, mi decido a comprare il DVD dell'Elevation Tour.
In genere non passa molto tempo da quando gli U2 pubblicano qualcosa a quando io la compro, ma una serie di recensioni non proprio lusinghiere e un prezzo inizialmente assurdo (38 €), mi hanno fatto attendere, finché l'ho preso a molto meno.
Il concerto non mi fa impazzire, sembra un MTV award, ma la tradizione americana è quella dei live al chiuso, che secondo me non si addice agli U2.
Tra i bonus del CD ci sono degli spezzoni di altri video, tra cui quello del ZooTV da Sydney.
C'è solo l'inizio, quando Bono entra in maniera scomposta sul palco all'inizio di Zoo Station.
Complice anche l'immagine sfumata del segnale NTSC, si fa un salto indietro di quasi quindici anni.
È il 1991, dopo Rattle and Hum gli U2 spariscono, non c'è Internet, le voci sono quelle delle spesso male informate riviste musicali, e di qualche fanzine.
Si tira in mezzo di tutto, sono vicini allo scioglimento, non sanno cosa scrivere, hanno rifatto tutto già tre o quattro volte.
Le notizie probabilmente vengono fatte girare ad arte, ma è indubbio che, con il senno di poi, da lì uscirono quattro musicisti diversi.
Io ho vent'anni, ho appena finito il militare, compro il CD quasi subito, ho già qualcosa di loro.
I compact disc esistono da quattro anni, io ho il lettore da due (e ce l'ho ancora oggi dopo sedici anni, il mio meraviglioso Aiwa. Per la cronaca, l'Aiwa non produce più componenti hi-fi).
Il primo CD che ho comprato è The Joshua Tree, e questo vuol dire qualcosa.
Con i risparmi di tre settimane vado a Via Ugo Ojetti, in uno dei pochi negozi che conosco. È caro, ma è vicino casa, e io a vent'anni sono lontano da quello che andrà in scooter al Passo della Futa.
Gli do 31000 lire, e il fatto che ricordi negozio, prezzo e faccia del commesso vuol dire qualcosa.
Il gioco continua, e i quattro hanno deciso di uscire con un singolo che spiazza.
The Fly non somiglia a niente che si sia già sentito, e il video, che Videomusic passa a raffica, è scuro, come scuro, se non proprio nero, è il CD che sto per comprare.
Faccio fatica a capire, il mio amico-consulente musicale M mi dice che è un gran pezzo.
Esce il secondo singolo quasi insieme all'album, Mysterious Ways, e già si risente aria di casa, sono convinto.
Il viaggio in Achtung Baby è scandito ancora oggi dalle frasi di chi conosco e mi parla degli U2.
Fino al 1987 è l'estetica punk a prevalere, niente acconciature strane, occhiali strani, vestiti di pelle strani.
Quattro anni dopo è cambiato tutto, non è la stessa band.
Non li ho mai visti dal vivo, ancora due anni e capirò anche questo.
Ripeteremo per anni che questo era necessario, che la politica cantata aveva fatto il suo tempo, che era cambiato il mondo, e loro dovevano cambiare.
Se guidati dai muri che crollavano o da abili consulenti marketing, non lo saprò mai, ma in fondo sono le note a restare, per me possono essere stati tre anni alle Maldive, altro che neve e Trabant.
A parte le innovazioni musicali, che poi a grattare non sono così tante, ma ormai The Fly ci ha schiaffeggiato e noi non capiamo più nulla, sono i testi che lasciano interdetti.
Portato all'iperbole, Achtung Baby non dice niente.
Non c'è più l'Irlanda in guerra, i minatori inglesi, l'Africa.
Non c'è più l'orfano di madre, il giovane che cresce e non capisce il mondo.
Fukuyama chiamerà quel periodo "la fine della storia", quindi cosa c'è da dire?
Non leggo più posizione, perché quel che leggo è nero.
Non è tutto triste, c'è l'inno erotico di Even Better Than The Real Thing, l'ironia di So Cruel, ma per il resto, mentre tutto il mondo vede luce, loro vedono l'ombra.
Il tour lunghissimo che seguirà porterà in immagini le note.
Anche qui, mentre prima c'erano quattro suonatori e un po' di luci, mi trovo davanti l'immenso schermo fatto di schermi, alle torri/tralicci/antenne, ma è ancora giorno, l'ingresso è stato catastrofico, nessuno a dirmi che sarà lo stesso tra dodici anni, e manca una vita all'inizio.
È l'estate '93 e ho tre canne nascoste in un panino con la mortadella.
Quando è notte, gli schermi si accendono a casaccio, la chitarra è fastidiosamente distorta, la batteria singhiozza, è il disordine.
Un uomo barcolla controluce, fa il passo dell'oca ma si impiccia.
Mi illumino strafatto, ho capito le antenne, gli schermi, l'ombra, la cecità, Giuda, le stelle che cadranno, la Legge Suprema, la Candida Rosa, gli ultravioletti, le responsabilità nei sogni, lui è venuto a riportare l'ordine, a salvare il mondo.
Per partire ha scelto la stazione dello zoo, dove Christiane F. faceva pompini per pagarsi l'eroina. Per partire ha scelto la città dove il Duca Bianco per primo chiamò "vergogna" quella dall'altra parte. Per partire ha scelto la città dove la storia è finita.
Il messia canta: "I'm ready for the laughing gas".
Pronto per il gas esilarante?
Ma allora non sei venuto a salvare il mondo.
Il bonus si ferma, il DVD mi ripresenta il menu di scelta.
Non ce la faccio a scegliere ancora.
C'è solo che ho quindici anni di più.
(crosspost con dedica, per quanto parlare di U2 possa esserle utile in momenti come questi)
11 dicembre 2005
(Ri-)animazione
Scritto da Numero 6 alle 02:00
Etichette: Titoli indie e non
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RispondiEliminaDelirio...
Ci sarà un motivo se AB è il mio preferito di sempre.
Passano gli anni ed è sempre lì.
e bravo!!! il panino con mortadella e canne!!! ma bravo!!! ;-DDD
RispondiElimina[cattiveria mode on]
ti ci volelano le canne per 'sopportare' la ZooTv?
[cattiveria mode off]
;-PPPPP