Trovato per caso in mezzo a carte varie, con quel "+2" che lo fa sembrare la lista di una festa.
E va benissimo così.
28 dicembre 2010
2010 in una foto
Scritto da Numero 6 alle 12:50 2 commenti
10 dicembre 2010
Chemical Chaltrons: Unforgettable Water
Alla fine ce l’hanno fatta! Nonostante il sequestro cautelare dello studio di registrazione, perché privo della concessione edilizia, nonostante il boicottaggio posto in essere dalla loro stessa casa discografica, che in gran segreto aveva gettato anzitempo il master del loro nuovo lavoro all’interno della discarica di Terzigno, e nonostante il fronte comune della stampa specializzata, che aveva posto divieto di pubblicazione di qualsivoglia recensione a loro dedicata, è finalmente uscito “Unforgettable Water under The Joshua Tree”, il secondo album dei Chemical Chaltrons.
Quello che l’Associazione Critici Musicali e L’Ente Internazionale Per Le Missioni Spaziali hanno definito “il primo gruppo che dovrebbe suonare sulla Luna… Per risparmiare la Terra”, ritorna prepotentemente sulle scene a quattro anni di distanza dall’enigmatico esordio “Hey Girl, hey Girl” (adesso reperibile solo presso alcune stazioni di servizio Q8).
Una lunghissima pausa di riflessione spirituale (molto apprezzata dai fans) che conduce il duo più ectoplasmatico della scena underground tirrenico/capitolina lungo percorsi intimistici, visionari e carenti di segnaletica, alla ricerca ossessiva di sonorità sperimentali (e prive dei requisiti di legge) ma sopratutto alla ricerca disperata di una donna, come sta a testimoniare il singolo d’apertura “Fucking on heaven’s door”.
Tra frustate di chitarre inesistenti e propulsioni sintetiche post-atomiche Antobel&Numero6 ci regalano (perché comprarli?) 12 episodi di puro delirio gastrointestinale, all’insegna di arrangiamenti delinquenziali tra nuclear-metal, industrial-punk e cannibal-liscio, sapientemente dosati dalla produzione artistica del leggendario Brayan Ino (storico produttore del sosia di Sting nonché, a tempo perso, stimato parcheggiatore abusivo presso l’ospedale Fatebenefratelli di Roma).
Una riconferma inaspettata… Ai limiti del codice penale!
Dicono di loro:
"Non abbiamo ancora avuto il tempo materiale di ascoltarlo" (New Musical Express)
"Notevole la commessa che ce lo ha venduto" (Rockstar!)
"Meglio di una colica renale" (Mucchio Selvaggio)
"...Ma perché…Ce lo avete spedito??" (Guitar Club)
"I Chemical chi? Ah, quei deficienti" (Rockerilla)
"Ma non doveva esserci una birra in omaggio col cd?" (Rolling Stone)
Scritto da Numero 6 alle 12:11 4 commenti
25 novembre 2010
Scriverselo su un foglietto, tenerlo sempre in tasca
"It is a most extraordinary thing, but I never read a patent medicine advertisement without being impelled to the conclusion that I am suffering from the particular disease therein dealt with in its most virulent form. The diagnosis seems in every case to correspond exactly with all the sensations that I have ever felt.
I remember going to the British Museum one day to read up the treatment for some slight ailment of which I had a touch — hay fever, I fancy it was. I got down the book, and read all I came to read; and then, in an unthinking moment, I idly turned the leaves, and began to indolently study diseases, generally. I forget which was the first distemper I plunged into — some fearful, devastating scourge, I know — and, before I had glanced half down the list of "premonitory symptoms," it was borne in upon me that I had fairly got it.
I sat for awhile, frozen with horror; and then, in the listlessness of despair, I again turned over the pages. I came to typhoid fever — read the symptoms — discovered that I had typhoid fever, must have had it for months without knowing it — wondered what else I had got; turned up St. Vitus's Dance — found, as I expected, that I had that too, — began to get interested in my case, and determined to sift it to the bottom, and so started alphabetically — read up ague, and learnt that I was sickening for it, and that the acute stage would commence in about another fortnight. Bright's disease, I was relieved to find, I had only in a modified form, and, so far as that was concerned, I might live for years. Cholera I had, with severe complications; and diphtheria I seemed to have been born with. I plodded conscientiously through the twenty-six letters, and the only malady I could conclude I had not got was housemaid's knee."
(Jerome K. Jerome, Three Men in a Boat, 1889)
Scritto da Numero 6 alle 11:16 3 commenti
15 ottobre 2010
The north side
Per scrivere un post su un concerto degli U2 bisogna premettere che su questo blog non sarebbe la prima volta che parlo dei quattro irlandesi. Una volta ho raccontato i sordidi retroscena del viaggiare per concerti, una volta mi sono dedicato all'esegesi, e poi li ho infilati in tanti altri post.
Per scrivere un post su un concerto degli U2 bisogna tenere a mente che sono in giro da trent'anni, che fanno un sacco di concerti, e che quindi averli visti dal vivo potrebbe non essere una cosa che hai fatto solo tu.
Per scrivere un post su un concerto degli U2 devo per forza ricordare che circa dieci anni fa entrai nell'oscuro tunnel dei socialcosi, che noi chiamavamo newsgroup, cercando proprio notizie su di loro. Quello che scrivevi non lo potevi cancellare, non avevi idea di come fossero fatti i tuoi interlocutori, scambiavi qualche parola solo di notte per non occupare la linea, la ricerca su Google Groups non c'era. Era it.fan.musica.u2, e, come dice il mio amico Sacher, ci è servito.
Per scrivere un post su un concerto degli U2 bisogna saper fronteggiare chi non solo ti dice che c'è gente che è andata a sentire gli Interpol e poi se n'è andata, ma soprattutto il fatto che pensa sia una battuta che fa ridere.
Per scrivere un post sugli U2 bisogna malinconicamente prendere atto che non c'è più la mezza stagione, bisogna fare spazio ai giovani, Fini è una persona perbene e gli U2 sono morti con The Joshua Tree.
Non è una recensione, è la spiegazione dello zio squinternato al nipote.
Li ho visti nove volte, ho tutto quello che hanno inciso, voi che leggete siete una specie di Dante, io Virgilio.
Prima di iniziare un piccolo dizionario.
Leg significa gruppo di concerti consecutivi in un continente, ed è femminile; i tour si chiamano al maschile senza la parola tour; le canzoni e gli album si chiamano con dei nomignoli o degli acronimi.
Prima ci sono gli Interpol, un gruppo che mi piace talmente tanto da convincermi ad andare in un campo di sterpaglie a Fiumicino per sentirli la prima volta, e va da sé che la notizia che avrebbero accompagnato gli U2 per buona parte della leg europea mi era piuttosto gradita.
Per una canzone e mezza è come se stessero suonando a Morlupo, poi qualcuno va a svegliare il fonico e le cose migliorano sensibilmente.
Solo quattro dal nuovo album, e purtroppo non le mie preferite, e cosa ancor peggiore solo un pezzo del disco precedente.
Dieci canzoni, tra cui Obstacle 1 e PDA che non sono mai da buttar via, e alla fine se la cavano bene, anche se a Firenze era stata tutta un'altra cosa.
Space Oddity: è la canzone di David Bowie che gli U2 hanno scelto per aprire il 360°. Nel Vertigo, quello prima, c'era Wake Up degli Arcade Fire. Per la cronaca gli U2 adorano Bowie.
Beautiful Day ("BD"): il primo singolo di All That You Can Leave Behind, che è il primo disco veramente brutto degli U2. La suonano praticamente sempre ed è ormai un loro cavallo di battaglia. Nelle leg precedenti aprivano con Breathe, dall'ultimo album. BD però dal vivo rende molto bene, e tutti urlano e saltano.
I Will Follow ("IWF"): IWF è "siamo sempre quelli di una volta". Da un bel po' di tempo, che io ricordi dal Popmart, gli U2 fanno una canzone dei loro primi album, quelli mezzi punk, come secondo pezzo. Può capitare questa o The Electric Co. A me vanno benissimo tutte e due.
Get On Your Boots ("GOYB") e Vertigo: le metto insieme perché sono i primi singoli degli ultimi due album, e soprattutto perché si somigliano molto, forse pure troppo. Sono due pezzacci radiofonici, di quelli che restano in testa ma non segnano. Però la folla giovane è felice, e tutti urlano uno dos tres catorce. Perfino io.
Magnificent: è la migliore dell'ultimo album, la canzone che mi ha fatto sperare che qualcosa di buono lo possono ancora tirare fuori. Per fortuna se ne sono accorti pure loro. Un inno alla femminilità e un brano arioso, mette allegria. Tipo Beautiful day, però più bella.
Mysterious Ways ("MW"): il secondo singolo di Achtung Baby ("AB"), su cui avevo scritto qualcosa in più e cioè che era la canzone che mi aveva tranqullizzato dopo lo spaesamento di The Fly. Con il tempo ho cambiato idea su The Fly, ma non su MW. Pezzo che nessun fan discute, sempre corredato da forme femminli in movimento, tempo fa con tanto di ballerina in carne e ossa. Poi la ballerina se l'è sposata The Edge.
Elevation: uuuuuuh uuuuuuh uuuuuuh. Scusate, non l'ho mai retta.
Until The End of the Wolrd ("Until"): uno dei pezzoni di AB, Edge che fa rumore come poche altre volte, Giuda che parla con Gesù e fornisce una firma per l'email in ogni strofa. Dal vivo è meno potente, ma va sempre bene.
I Still Haven't Found What I'm Looking For ("ISHFWILF"): è la canzone dal titolo ingestibile, secondo singolo di The Joshua Tree ("TJT"), con famoso video girato a Las Vegas, e ritornello facile che coinvolge la platea. Qui succede l'imprevisto, e lo stadio prende i colori della bandiera irlandese e compare la scritta One. Sono cartoncini alzati dal pubblico sulle tribune, un giochino simile a quello della cerimonia inaugurale di Mosca 1980, e non so neanche come mi sia venuto in mente questo esempio da vegliardo. La coreografia è stata organizzata da U2 Place, un sito di fan non nuovo a simili trovate. La band ne resta sinceramente colpita, tanto da intitolare il post sul sito ufficiale con la stessa frase detta da Bono.
Bad: Bad è "ma hanno fatto Bad?". Potete stare certi che, a qualunque fan raccontiate il concerto che avete appena visto, sentirete questa domanda. C'era uno che non mi ricordo che diceva addirittura che i concerti degli U2 si dividono tra quelli in cui suonano Bad e tutti gli altri. Perché? Perché è una canzone molto bella, perché ha una progressione melodica che trascina, partendo da ballad e finendo con gli urli, perché è una canzone cresciuta nel cuore dei fan, dato che incredibilmente non è uscita come singolo, e solo chi aveva l'album la conosceva.
Nella parte finale Bono si inventa ogni volta una diversa serie di dislocation isolation separation. Una volta provavo a stargli dietro a denti stretti, dato che non amo l'alterazione dei testi, mentre adesso dico una serie di "escion" a casaccio e pazienza.
Mercy: a-ha! Nel 2005 usciva How to Dismantle an Atomic Bomb ("Bomba"), e come ormai accade spesso qualche giorno prima c'era il leak. I leak degli album sono in genere versioni a cui manca l'ultima passata, quindi diversi in alcuni dettagli da quella che sarà la versione finale. Nel leak della Bomba c'è Mercy, una canzone che conquista subito, che sembra scritta quindici anni prima. Quando la Bomba esce però Mercy non c'è. Cos'è successo? Dov'è finita? Partono teorie bislacche, si spera in un lato B, gli U2 ne negano l'esistenza, ci rassegnamo tutti quanti. Poi, in questa leg, Mercy improvvisamente risorge, presentata dai nostri quattro paraculi come pezzo nuovo. A dire la verità dal vivo non è che suoni questo granché, le strofe ce la farebbero pure ma il ritornello è fiacco. Però essere tra i pochi che la canticchiavano è stata comunque una soddisfazione.
In a Little While ("IALW"): IALW è una lagna, un pezzo che per ripicca mi sono sempre rifiutato di imparare. Nel concerto serve al classico siparietto di Bono che pesca una fanciulla e se la porta in giro sul palco. La fortunata si chiamava Francesca, e portava dei deliziosi cornetti rossi come Bono ai tempi di Mister McPhisto. Mi resta il dubbio che Francesca ai tempi di McPhisto non fosse neanche nata, mentre io già ero attratto dal modello socialdemocratico.
Miss Sarajevo: è un pezzo che rappresenta un punto chiave della carriera degli U2, quando decisero di trasmettere in diretta immagini dalla capitale della Bosnia sotto assedio durante i loro live. Scelta controversa, come tutte quelle che riguardano la spettacolarizzazione di una tragedia. Bono canta il pezzo che fu di Pavarotti ("disce che fiume") in maniera accettabile. È una canzone da accendini, o oggi più correttamente da telefonini. Il che è sicuramente meno poetico, ma ha l'indubbio vantaggio di non farti passare la canzone successiva con il pollice in bocca come Linus.
City of Blinding Lights ("City"): City non è amata da tutti, ma io la adoro. Un quaranticinquenne che gira di notte e si chiede se questo modo di vivere gli appartenga ancora, se il tempo cambi tutto o solo la superficie. Negli ultimi due tour ha lo scopo di accendere le luminarie, e mostrare al pubblico cosa è in grado di fare quel mostro di palco che abbiamo pagato così caro.
I'll Go Crazy If I Don't Go Crazy Tonight ("Crazy"): Crazy sarebbe una delle mie preferite dell'ultimo album, sarebbe perché dal vivo viene spesso proposta in una versione che abbiamo ribattezzato "tamarra". Un remix discotecaro con tanto di citazione di due pezzi dei Frankie Goes to Hollywood che non sono ancora riuscito a digerire, e così mentre tutti ballano io penso che quando dice "it's not a hill it's a mountain" dovrebbero avere i lucciconi. Ma un giorno capiranno, hai voglia se capiranno.
Sunday Bloody Sunday ("SBS"): e che volete che vi dica? La protest song degli U2 per eccellenza, quella che quasi tutti conoscono per la versione live di Under a Blood Red Sky ("this song is not a rebel song, this song is Sunday Bloody Sunday"), divenuta con mio sommo sbigottimento una hit da ballo. Immarcescibile.
MLK: è un breve spiritual dedicato a Martin Luther King, esattamente come Pride e sullo stesso album, ma meno nota.
Nel 360° serve a introdurre Walk On.
Walk On: Walk On è la canzone dedicata ad Aung San Suu Kyi, la politica birmana che il regime militare locale ha condannato ad arresti domiciliari che sono di fatto più simili a una vera e propria reclusione. È il pezzo che serve a pubblicizzare Amnesty International, di cui gli U2 sono sostenitori da più di vent'anni.
One: per chi è più giovane di me One è la canzone che simboleggia gli U2, un po' perché è un pezzo semplice e accattivante, un po' perché loro lo suonano ogni volta che escono di casa. In questo tour viene introdotta da un monologo del reverendo Tutu che fa sorridere per il fortissimo accento africano dl suo inglese. Per me potrebbero anche non farla, ma il pubblico si incazzerebbe. Il pubblico fondamentalmente ha sempre ragione.
Where the Streets Have No Name ("Streets"): Streets è "ecco perché siamo qui". Il pezzo live che quando non faranno più vorrà dire che non esistono più. La sua esecuzione è la stessa da anni: comincia Edge, poi si accendono tutte le luci, e poi all'inizio del bridge si riaccendono tutte di nuovo. Braccia in alto, bandiere sarde che non mancano mai, e negli ultimi anni Bono ha perfino ricominciato a dire "hold me inside", come il testo originale, invece di "hold me tonight".
Hold Me Thrill Me Kiss Me Kill Me ("HMTMKMKM"): è la canzone scritta per la colonna sonora di Batman Forever. A questo punto del concerto Bono rientra con una giacca a led rossi e un microfono a forma di volante appeso a un cavo lunghissimo. HTTMKMKM è precisa tra Zooropa e Pop, e li contiene entrambi. Nelle leg precedenti al suo posto c'era Ultraviolet, che sarebbe di qualche ordine di grandezza superiore, però non è che si può avere tutto, e resta comunque il momento scenograficamente più bello del concerto.
With or Without You ("WOWY"): è la canzone che ha reso famosi gli U2 in tutto il pianeta, primo singolo di TJT. Tutti la cantano, tutti si abbracciano. Dal vivo spesso Bono aggiunge due strofe alla fine, che annacquano il testo un po' morboso della canzone. Non mi piacciono, guardo chi le canta con disapprovazione.
Moment of Surrender ("MOS"): è una lagna, e per giunta una ricorrente, perché secondo me è la terza parte di una lagna di venti minuti che inizia con Stuck in a Moment You Can't Get Out of e procede con Sometimes You Can't Make It on Your Own. Purtroppo le canzoni sono anche più lunghe dei titoli. Serve a capire che è ora di andare a casa.
Edge in ottima forma sin dall'inizio.
Bono con voce bella piena ma un po' esistante sulle tonalità alte.
Serata fresca con qualche nuvolone minaccioso nel finale, però niente pioggia.
Scritto da Numero 6 alle 14:21 4 commenti
Etichette: Roma come Manchester
01 ottobre 2010
L'ingegnere
(Premessa d'obbligo, questo è un post lungo, con noiosi riferimenti legislativi, poco interessante per chi non vive a Roma. Si parla del mitico Grande Raccordo Anulare, che i romani chiamano più brevemente e' Raccordo, e così lo chiamerò anche io)
In Italia, ma in realtà in tutto il mondo, le strade sono classificate.
Le strade comunali sono quelle dove tutti noi abbiamo casa, e se ne occupa il comune, le strade provinciali (SP) sono quelle che vanno da un comune all'altro, e se ne occupa la provincia, le strade regionali (SR) sono quasi tutte ex statali che con il trasferimento delle competenze sono passate in gestione alle singole regioni, le statali (SS), che una volta erano moltissime, sono gestite dallo stato attraverso l'ANAS, azienda che è un pezzo del fu Ministero dei Lavori Pubblici, oggi Ministero delle Infrastrutture e Trasporti.
Al vertice della classifica ci sono le autostrade, che hanno una A davanti, e che hanno diversi gestori; la stragrande maggioranza è in mano ad Autostrade per l'Italia, già Società Autostrade, privatizzata anni fa in modo non esente da qualche critica.
Poi ci sono un pugno di piccoli gestori, come nel caso della Torino Trieste (A4) che ne ha ben cinque, e poi anche qui c'è l'ANAS.
È facile capire quali autostrade sono in gestione ANAS: sono quelle che non si pagano, e per la precisione il Grande Raccordo Anulare (A90), la Roma Aeroporto di Fiumicino (A91) e la famigerata Salerno Reggio Calabria (A3), più un po' di autostrade siciliane.
Sul Raccordo spendo qualche parola.
Immagino che tutti saprete cos'è, e cioè una strada circolare che gira tutt'intorno a Roma.
Concepita dall'ANAS subito dopo la guerra, all'inizio era una C rovesciata, e non comprendeva la parte ovest, all'epoca quasi del tutto campagna.
Per molti anni il raccordo è stato una statale, di nome SS GRA, poi elevato al rango di autostrada negli anni '90.
Il cerchio venne chiuso negli anni '70, e non è mai stato amato dagli urbanisti, che vedevano in una simile forma una specie di confine della città.
Il Raccordo non è più un confine in realtà da decenni, tranne che per quelli che pensano che Centocelle sia periferia, ma è gente di cui non mi occupo.
Era necessario il Raccordo? Sono tentato di rispondere di sì.
Tra gli infiniti problemi di Roma c'è il suo enorme e angusto centro, difficile da attraversare in auto e del tutto intoccabile dal punto di vista strutturale, essendo bene culturale anche l'ultimo dei mattoni.
Lo so che per chi non vive qua il mio può sembrare un atteggiamento curioso, ma per la banale vita quotidiana, andare a lavorare, fare la spesa, il centro è una palude da attraversare in tacco 12.
Siccome lo sappiamo abbiamo fatto una serie di tentativi: la Togliatti, la tangenziale, l'Olimpica, e ovviamente il Raccordo. Tutta la storia urbanistica di Roma nel dopoguerra non è nient'altro che un lunghissimo tentativo di aggirare il centro, con l'aggiunta di un paio di linee di metro.
Lasciando da parte la storia, il punto è che oggi il Raccordo è imprescindibile per qualunque movimento dentro la città.
Frasi come "co' Raccordo fai prima" o "me tocca fa e' Raccordo" vengono pronunciate dai romani almeno un paio di volte al giorno.
Molti, forse la maggior parte di chi vive in questa città, non avrebbero idea di come andare dalla Casilina all'Ostiense passando per il centro, mentre sa farlo con il Raccordo.
Conoscerlo, per tutti noi romani, è come imparare le tabelline alle elementari: se non le sai rimani impedito per tutta la vita.
E allora, questa A90 si dovrà pagare o no?
Qui devo rimandarvi al decreto legge 31 del 31 maggio di quest'anno, che poi altro non è che la finanziaria.
Ne riporterò qualche brano, quelli che contano.
"1. Entro quarantacinque giorni dall'entrata in vigore del presente decreto-legge, (...), sono stabiliti criteri e modalità per l'applicazione entro il 30 aprile 2011 del pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali in gestione diretta di ANAS SpA, in relazione ai costi di investimento e di manutenzione straordinaria oltre che quelli relativi alla gestione, nonché l'elenco delle tratte da sottoporre a pedaggio
2. In fase transitoria, a decorrere dal primo giorno del secondo mese successivo a quello di entrata in vigore del presente decreto e fino alla data di applicazione dei pedaggi di cui al comma 1, comunque non oltre il 31 dicembre 2011, ANAS S.p.A. è autorizzata ad applicare una maggiorazione tariffaria forfettaria di un euro per le classi di pedaggio A e B e di due euro per le classi di pedaggio 3, 4 e 5, presso le stazioni di esazione delle autostrade a pedaggio assentite in concessione che si interconnettono con le autostrade e i raccordi autostradali in gestione diretta ANAS (...). Le maggiorazioni tariffarie di cui al presente comma non potranno comunque comportare un incremento superiore al 25% del pedaggio altrimenti dovuto
3. Le entrate derivanti dall'attuazione dei commi 1 e 2 vanno a riduzione dei contributi annui dovuti dallo Stato per investimenti relativi a opere e interventi di manutenzione straordinaria anche in corso di esecuzione."
La parte in grassetto l'ho messa io, perché quella data è stata aggiunta con il Decreto Legge 125, detto "Decreto Tirrenia". A significa moto, B macchine, gli altri sono camion.
Cosa vuol dire questa roba? Vuol dire che i tratti autostradali dell'ANAS devono diventare a pagamento, e anche con una certa fretta.
Nel frattempo, dato che per realizzare i nuovi caselli potrebbe volerci un bel po', l'ANAS può prendersi un aumento proprio su quei caselli che vanno verso il Raccordo, che sarebbero Fiano e Monte Porzio, cosa che ha prontamente fatto.
La barzelletta sul completamento della Salerno Reggio, 450 chilometri con vari tratti di montagna da fare in tre anni, alla luce di questo decreto diventa quasi una presa in giro.
È giusto pagare il Raccordo? Come potete vedere la questione non sta lì, ma nel compensare i soldi che lo Stato non darà più all'ANAS, cosa che equivale pagare una tassa, come ormai anche i più fessi dovrebbero aver capito.
Questo ai romani non piace, per la banale ragione che a nessuno va di pagare una cosa che prima non pagava.
Portare l'obiezione che la tangenziale cittadina, definita in qualunque modo si voglia, in altre città si paga è del tutto irrilevante.
Ci sono città pure città dove si paga l'Ecopass. Dovremmo per questo mettere l'Ecopass a Bari o a Cagliari? Non pagare i parcheggi perché non si pagano a Latina?
Permettetemi di introdurre un parallelo.
La Congestion Charge, la tassa che deve pagare chiunque entri nel centro di Londra, e che costa la cifra non trascurabile di 8 sterline al giorno, viene scontata del 90% ai residenti di Kensington e Chelsea, che non è propriamente un quartiere operaio.
Questo avviene perché gli elettori del borough, che è come un municipio romano ma con più poteri, chiedono ai loro rappresentanti di fargli pagare meno tasse, come piace a tutti, e i rappresentanti rispondono agli elettori, non a un'ipotetica giustizia sociale delle tangenziali.
I politici romani, dal Campidoglio a Montecitorio, cercano, o dovrebbero cercare, di fare questo, gli interessi di chi li elegge, in particolar modo quando l'alternativa è mettere una toppa a dei tagli che per me sarebbero sbagliati anche senza contropartita.
È altresì divertente che il partito di maggior successo elettorale del nord, che ha costruito buona parte delle sue fortune urlando contro i soldi che vanno a Roma, trovi da ridire quando la stessa cosa viene fatta più a sud.
Il sindaco sa bene che l'eventuale pedaggio sul Raccordo manderebbe a zero le sue possibilità di rielezione, perché un romano può infischiarsene della metro, del tunnel di Monte Mario, della stazione Tiburtina, ma del Raccordo no.
Più su non ho scritto "dovrebbero" a caso, perché al contrario dei miei ragionamenti il sindaco Alemanno ha invece deciso di non fare proprio niente, come racconta il presidente dell'ANAS.
L'unico che ha tentato di fare qualcosa è stato il presidente della provincia, Zingaretti, che con un ricorso al TAR, poi confermato dal Consiglio di Stato, è riuscito ad annullare gli effetti del secondo comma; non potrà però più fare nulla contro il primo, dopo la sua approvazione alla camera.
A questo punto, mentre l'ANAS prepara il suo modernissimo sistema senza quelle barriere che sarebbero insostenibili per costi e traffico, io posso iniziare a immaginarmi il romano medio che si imbottiglia a via di Tor Tre Teste per non pagare i 50 centesimi del tratto Prenestina Tuscolana.
Ascoltando qualche radio che gli dice che "so' tutti uguali".
Buona fila.
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17 settembre 2010
Ἀθηναίη (Minerva)
"Dalla metà del sec. XVI prese il nome di Sapienza. La sede attuale fu costruita da Alessandro VI nel 1660. Decadde dopo la morte di questo Pontefice, nonostante gli sforzi specialmente di Benedetto XIV. Provvedimenti per la ripresa dell'Università furono tentati da diversi Papi e specialm. dal ministro di Pio IX Pell. Rossi, ma la vera rinascita data dal 1870. È attualmente frequentata da ca. 5000 studenti. Per ovviare alla insufficienza dei locali attuali nel centro della città, specialm. per quanto riguarda gli Istituti clinici e i gabinetti scientifici, è stato acquistato una vasto terreno al Castro Pretorio, nel quale è già sorto il policlinico e sorgeranno gli edifizi di altri istituti e probabilmente di qualche facoltà. L'Università ha diversi Istituti scientifici sparsi per le città e le varie facoltà hanno ciascuna una speciale biblioteca della materia."
(Guida d'Italia del Touring Club Italiano, Vol. IV, Italia Centrale, 1925)
(la foto è sgraffignata da Friendfeed)
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08 settembre 2010
Banana split
Cari amici (amici...) viola, vi scrivo perché il vostro movimento è stato fatto oggetto di insulti da parte di importanti dirigenti del mio partito.
Siete stati definiti squadristi, un termine effettivamente offensivo, ma che aveva una sua ragione di essere usato, ragione umana, si intende, non certo politica.
Essendo un vecchio comunis democratico posso spiegare brevemente perché ci si sia lasciati andare così.
Perché, per cominciare, il presidente Schifani non è indagato. Lo è stato in passato ma le accuse contro di lui sono cadute, quindi considerarlo tale è come considerare indagato me perché una volante mi ferma sulla Togliatti. È semplicemente sbagliato.
Perché insultare il Capo dello Stato quando esercita le sue funzioni correttamente è altrettanto sbagliato, e dai fan del giustizialismo mi aspetterei maggiore conoscenza di certe faccende.
Perché l'idea in sé di permettere la candidatura a persone che siano "pulite", e le virgolette vanno intese nel senso peggiore, oltre a essere inconstituzionale è orribile. Può sembrare eccessivo, me ne rendo conto, ma non trovo altre parole per descrivere quella che per me è una semplice riduzione della sovranità popolare.
Ho il diritto di votare indagati, ho il diritto di votare anche dei condannati, come ho il diritto di ritenerlo o meno un fatto dirimente nella mia scelta.
Perché, citando Robert Heinlein, uno che oggi sarebbe probabilmente iscritto a un Tea Party, lo stato di diritto ha come scopo ultimo quello di non far condannare gli innocenti, e non quello di condannare i colpevoli. Detto in altre parole un colpevole a spasso è accettabile, un innocente dentro no. Lo so che è dura da mandare giù ma è così, e un qualunque libercolo di filosofia del diritto ve lo può spiegare meglio di me.
Perché il concetto di purezza, o di specchiatà moralita come si diceva una volta, mi è, più che indifferente, odioso. Il prevalere di una sola morale, qualunque essa sia, è dittatura. Il prevalere della morale come criterio di valutazione, il pensare che le persone perbene agiscano meglio in quanto tali, è reazionario.
Perché questo sistema politico, quello di oggi 6 settembre 2010, è figlio di Tangentopoli, e cioè del più colossale repulisti in nome dei vostri principi che sia mai avvenuto. È sotto i vostri occhi, ditemi voi.
Perché quelli che c'erano prima di Tangentopoli, che erano innegabilmente pieni di corrotti e mafiosi, a uno come Marchionne avrebbero detto "tu ora stai zitto e apri una fabbrica a Pomigliano d'Arco, poi discutiamo", mentre quelli di adesso non sono in grado di fare altro che balbettare che il mondo è cambiato e dirigenti e operai dovrebbero marciare insieme verso il sol dell'avvenire.
Perché la festa dell'Unità la organizziamo noi ed è nostra.
Se non vi fanno entrare in un locale non potete andare dal giudice a denunciare l'insopportabile sopruso, e se permettete alla nostra festa non vogliamo rompiscatole. Però vogliamo Schifani. Se la cosa disturba c'è il cinema all'Isola Tiberina.
Perché lì non c'era neanche mezzo elettore di Schifani, e quindi manifestare contro di lui non ha convinto nessuno a cambiare idea. Al contrario, essendo noi gli ospiti, ci abbiamo fatto una figura da peracottari. Ne facciamo già tante, lo so da solo, e preferiremmo non aggiungerne, anche perché si perdono voti.
Perché le elezioni le vorremmo vincere, e un paio di volte ci siamo già riusciti, addirittura senza che quello lì finisse in galera. Lo scontro tra giustizialisti e non va avanti da quasi vent'anni, e chi ci ha guadagnato alla fine è sempre stato Berlusconi.
Nella vita succede a tutti di essere convinti della propria strategia e dare la colpa alle circostanze quando va male. Una volta, due, forse tre. Ma dopo vent'anni sarebbe ora di capire, anche per tanti di noi, che così si perde.
Quindi cercate di capire, ci sono tante ragioni, e Fassino era alterato.
È come dare della puttana a una donna, non ci preoccupiamo che faccia un uso pacchiano della sua sessualità o grossi affari sulla Salaria, ci interessa che sia un termine insultante, anche se non si è fermata a uno stop.
Siamo di sinistra, e dare del fascista a qualcuno ci sembra un insulto grave, spesso il primo che ci viene in mente, e sentirci dare del berlusconiano ogni volta che cerchiamo di far capire che sul desiderio di vedere ammanettato Berlusconi non si costruisce niente ci irrita.
Ma è sbagliato, non era quello il termine da usare, e non so neanche quale sarebbe il termine giusto.
Da piccolo militante chiedo scusa per lo "squadrista".
Ora andate a rompere le palle da un'altra parte.
Grazie.
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18 agosto 2010
Arturiano
La crisi economica di questi anni ha almeno un pregio, cioè quello di aver portato le faccende economiche nelle chiacchiere di tutti i giorni.
Oggi è del tutto normale trovarsi a partecipare a conversazioni in cui non solo si snocciolano i dati delle bilance commerciali, i tassi d'interesse, lo spread del mutuo, i finanziamenti alle piccole imprese, ma si citano Keynes, Samuelson, perfino i seminali Germanazzi e Alessandrina.
Avendo un mutuo mi sono interessato un po' anche io.
Per esempio non mi era mai stato chiaro perché continuassero a dirmi tutte le mattine come stessero andando le borse di Hong Kong e di Tokyo e soprattutto perché dovesse fregarmene qualcosa, e invece adesso ho capito che me lo dicono perché quelli là si sono svegliati prima.
Un'altra cosa che ho capito è che in Europa siamo troppo disuguali.
Pare che la Germania esporti troppo e sia troppo ricca, mentre la Grecia è ridotta malissimo, perfino il Nescafè frappè ormai costa come il platino.
È a rischio il cambiamento più importante della nostra vita quotidiana da quando siamo nati: l'Euro.
Troppe differenze, e questo non permette di avere la stessa moneta dappertutto.
Ci credo, e però 'sti cazzi.
Dico sul serio, fate quello che volete, abolite il parlamento europeo, abolite la sentenza Bosman, abolite l'omologazione dei caschi da moto, ma lasciatemi l'Euro.
Ma vi ricordate quando prima di partire per un viaggio bisognava prenotare le divise straniere?
E gli spicci? Non venivano ricambiati.
Tutti quelli che tornavano da un viaggio regalavano monete avanzate, la British Airways aveva perfino un sacchetto per darle in beneficenza, tanto non ci facevi niente.
C'è qualcuno che vuole tornare all'epoca di scellini, franchi, marchi, corone, baiocchi, zecchini, dobloni e altri cosi dai nomi bislacchi?
Per dire, i croati hanno la kuna, che significa martora, come il simpatico mustelide.
Ma si può?
"Quando costa questa collana"
"20 martore"
"E quest'altra?"
"Quella è di apollonium, viene 15 gufi"
L'Euro è tutta un'altra vita, per esempio mettiamo che siete a passeggio per Tallinn e al mercato notate che le cozze stanno a 5 Euro al chilo.
Al ritorno in Italia, magari a cena con gente che non conoscete, all'arrivo dell'impepata di cozze potete subito rompere il ghiaccio con un "ma lo sapete a quanto sono arrivate le cozze a Tallinn?".
I signoramia si portano sempre bene, e comunque serve solo per iniziare, poi potete passare ad argomenti di più ampio respiro come il calciomercato della Roma o le tariffe dell'iPhone.
E poi, lasciatemelo dire, per una volta nella storia avevamo i soldi più belli di tutti.
Leonardo, Michelangelo, Raffaello, mica i sovrani ciccioni che devono mettere gli altri.
Le banconote sono un po' freddine, è vero, ma rimpiangete le cinquemila lire con Cristoforo Colombo che sembrava una donna? Michelangelo che pareva un barbone?
Non c'è storia, l'Euro è fico.
E se fosse per me avrei già invaso la Danimarca.
Scritto da Numero 6 alle 11:56 2 commenti
10 luglio 2010
"Ma io so' svizzero"
(Qualche giorno fa Zurigo Turismo, un ente benefico che offre vino del Vallese, emmenthal e concerti ai blogger amici di ciociari spostati momentaneamente a Milano, mi ha appunto beneficiato del concerto di Rossana Casale a Roma. Tra le altre cose, Zurigo Turismo si occupa anche di promuovere il turismo nella città di Zurigo)
Celio
Il Celio è uno dei sette colli di Roma, in genere quello che ci si scorda quando si recita l'elenco, ed è anche l'attuale diciannovesimo rione della città di Roma.
Tacito dice che prende il nome da tale Celio Vibenna, condottiero etrusco, ma anche lui non è che sia tanto sicuro, però essendo abbastanza suggestivo lo prendiamo per buono.
Se siete di quel genere di turisti che interpretano i viaggi a Roma come tour di chiese, e cioè praticamente tutti, qui ce ne sono di imperdibili.
A Roma però il colle è famoso per un motivo un po' più sostanziale: è la sede dell'ospedale militare.
In epoca di naja, essere mannati ar Celio significava quasi sempre essere riformati, cioè risparmiarsi l'anno a difesa dei patri confini.
Villa Celimontana
Malgrado il nome della villa sia recente, ed è preso da Caelimontium, secondo rione della suddivisione di Augusto, qui è sempre stata tutta campagna.
All'epoca dei romani c'erano vari horti, come i ricconi dell'epoca chiamavano i loro villoni di periferia, e dopo qualche secolo di nulla il terreno se lo presero i Mattei, una famiglia con discrete possibilità; Casetta Mattei, sulla Portuense, era roba loro, così per darvi un'idea dei loro modesti possedimenti.
Oggi l'ingresso della villa è di fianco alla chiesa della Navicella, proprio sulla cima del colle.
Da lì il terreno scende verso la valle di via di San Gregorio, che ovviamente non si chiama così ma non sapevo che nome darle.
Nella villa vera e propria c'è la sede della Società Geografica Italiana, e nei giardini un obelisco egiziano che i romani hanno allegramente ruspato via da Heliopolis.
Essendo i residenti del quartiere assai pochi la villa è poco frequentata e silenziosa.
Non che non ci siano anche qui le vecchie signore che discutono con il loro cane o gli impiegati panzoni che sperano di dimagrire, ma sono in numero nettamente inferiore, e quindi sopportabile, rispetto a Villa Ada.
Jazz & Image
Questo è il nome originario del festival jazz che si svolge a Villa Celimontana dal 1994, e dove io non ero mai andato.
Adesso mi immagino che i miei lettori resteranno delusi dal solito blogger che scrive di letture impegnate, ristoranti carissimi, musica introvabile e poi gli fanno un festival sotto casa da sedici anni e lui non ci mette piede, ma non è colpa mia cari lettori, è vostra, che ne sapete poco dei romani.
I romani conoscono la loro città perché capita, non perché lo vogliano.
Arriva un parente da fuori, un amico che non si vede da un po' e allora ci si sforza e si va, ma nel resto del tempo mica c'è fretta, e poi le cose stanno sempre lì, mica ce le spostano.
Se si chiama città eterna ci sarà pure un motivo, no?
Per esempio Castel Sant'Angelo l'ho visto per la prima volta tre anni fa, perché mi è venuto a trovare un amico toscano.
Rossana Casale
Per quelli della mia generazione Rossana Casale è A che servono gli dei, e cioè la tradizionale canzone non sanremese a Sanremo, quella di cui si innamorano tutti come del Ghana ai mondiali.
Che poi a ripensarci adesso mi sa che non ero innamorato solo della canzone.
Emmenthal
Me ne sono mangiato uno scatafascio, era buonissimo.
Vi posso anche dire che i biglietti vengono richiesti solo all'inizio del concerto, quindi se passate di lì prima potete aggiungere con facilità due o tre zeri al colesterolo.
Poi se fate i bravi vi dico pure dove si rimedia.
Scritto da Numero 6 alle 17:10 2 commenti
Etichette: Roma come Manchester, Strolling 40p
05 luglio 2010
Musica per chi ha fretta
In tanti anni che giro per questo piccolo mondo telematico qualcosa l'ho imparato, e non sarei umano se non volessi trarne una morale per i passanti telematici.
I socialcosi servono solo a perdere tempo, è così, facciamocene tutti una ragione.
Abbiamo sperato che servissero a cambiare l'informazione, a sostituire i quotidiani, a trovare lavoro, a rimorchiare (che a dire il vero...), ma non è andata, è inutile stare ancora a pensarci.
Ma saremmo qui se non ci piacesse perdere tempo?
No, e infatti siamo bravissimi.
Ed è così che in un pomeriggio in cui mi viene un'idea di quelle che resisterebbero due minuti in un dopocena un po' alcolico, e cioè sintetizzare la carriera di alcuni rockettari in una sola frase, un gruppone di allegri buontemponi decide di darmi corda, di darmene tanta, di scrivere la prima cosa che viene loro in mente, o quella che hanno pensato per un bel po', o quel che vogliono.
E ne viene un bel thread di quelli lunghi, e fin qui già sarebbe bello, ma poi mi chiama uno e mi dice che vorrebbe farne un e-book.
Un e-book, capito?
Un e-book, se non lo sapeste, è una cosa modernissima che cambierà il mondo, cioè che ci farà perdere tempo meglio di prima.
Ma adesso basta, è giusto dare spazio a chi ha fatto, anche perché Antonio spiega tutto quello che c'è da sapere.
E quindi grazie.
Grazie ad Antonio, che mi ha chiesto di realizzare l'e-book come se mi stesse chiedendo i diritti di pubblicazione del Signore degli Anelli.
Grazie ad Antonio, a Cristina e a Dario, che non conosco ma so che si sono occupati di mettere a posto lettere e spazi come si conviene a un libro serio.
Grazie a Marta, che dice sempre sì ogni volta che ci inventiamo qualche diavoleria per impedirle di dormire.
Grazie a Emanuela, che alla mia richiesta di realizzare una copertina ne ha mandate tre una migliore dell'altra.
Grazie a tutti quelli che hanno scritto qualcosa.
(il libro elettronico è qui, PDF, 416 Kb)
Scritto da Numero 6 alle 20:19 0 commenti
22 giugno 2010
Il soprano
(Post scritto originarimente per 06 Live, che ringrazio per l'accredito stampa)
Gli Xiu Xiu sono una band originaria di San Jose, California.
Nati nel 2000 sono ora al sesto album, Dear God I Hate Myself.
L’unico membro fisso del gruppo è Jamie Oliver, cantante e chitarrista, mentre a completare la band c’è Angela Seo, che si occupa di tastiere, Nintendo GameBoy e percussioni molto assortite.
Sono un gruppo sperimentale, non solo per modo di dire, e non hanno di fatto genere o influenze immediatamente riconoscibili, ma negli ultimi album si nota la presenza di basi new wave, un po’ anni ‘80.
Anche gli Xiu Xiu si devono piegare però alla legge del mondiale sudafricano, e il concerto inizia solo dopo la fine di Francia-Messico, il cui risultato finale risulta piuttosto gradito agli spettatori.
Aprono gli (r), il nuovo progetto di Fabrizio Palumbo, già nei torinesi Larsen.
Proprio i Larsen avevano lavorato con gli Xiu Xiu in un gruppo che era la fusione dei due, gli XXL (Xiu Xiu Larsen), pubblicando due album, ¡Ciaütistico! e ¿Spicchiology?.
Sul palco un Mac e un leggio con un boa di piume rosa, Palumbo con la sola chitarra assistito da Daniele Pagliero.
Rispetti ai Larsen, gli (r) sono più vicini al post rock, termine che resta sempre un po’ vago ma di meglio non c’è. Dopo il primo pezzo cantato con voce molto profonda e sola chitarra si aggiunge l’elettronica di Pagliero.
In tutto sei pezzi, di cui due strumentali, e decisamente convincenti.
Entrano gli Xiu Xiu, che devono farsi il soundcheck praticamente da soli, e dopo aver montato l’incredibile castello di percussioni di Angela.
L’inizio è con Black Drum Machine, inedito a base di incesti usato come apertura in molte date di questo tour. La scaletta è dominata dall’ultimo album, ma tutti i precedenti hanno almeno un pezzo a rappresentarli.
In Dear God I Hate Myself sentiamo per l’unica volta Angela cantare, Gayle Lynn si conclude con un fischio assordante.
In tutto questo alla voce quasi sofferente di Oliver si aggiunge un tripudio di gong, campanacci, triangoli che Angela picchia con precisione.
Malgrado il soundcheck autoprodotto non c’è nessuna sbavatura, nessun richiamo al fonico, e sembra di vedere una big band con vent’anni di carriera.
Ancora un fischietto da arbitro per I Luv the Valley Oh!, suonata anche con il misterioso Nintendo GameBoy.
Poe Poe, dal primo album Knife Play, è il pezzo più riuscito, mentre This Too Shall Pass Away (for Freddy) è quello che forse viene meno bene.
Chiusura con Boy Soprano, la loro canzone forse più nota, e con più chitarra rispetto alle tastiere della versione originale.
Si implora il bis, ma la scaletta suonata è identica ai concerti di New York e Graz, è la fine, e il rientro di Angela Seo per prendere la sua borsa solo un’illusione per il pubblico.
Concerto praticamente perfetto, con grande interpretazione e impegno da parte di Oliver, non premiato però da molte presenze, forse un centinaio di persone.
Init finalmente al livello dei locali rivali, con birre e cucina anche all’esterno e perfino la partita.
Scritto da Numero 6 alle 15:04 0 commenti
Etichette: Roma come Manchester
08 giugno 2010
E pure l'Estonia
Sembra certo che dal 2011 anche l'Estonia imboccherà nell'allegra Eurolandia.
Visto come vanno le cose hanno deciso di risparmiare sul disegno.
Scritto da Numero 6 alle 18:21 0 commenti
07 giugno 2010
Post scriteriatamente autogufante
C'è il post di quando l'ho comprato.
Ci sono in mezzo sessantamila chilometri, Pistoia, Cattolica, Carsoli, due volte il passo della Futa e mille altri giri.
C'è, a parte quello che si deve cambiare per forza, la roba che ho comprato, precisa, originale.
Retoricamente, non riesco a immaginarmi senza.
Scritto da Numero 6 alle 19:09 1 commenti
Etichette: Scootertown
31 maggio 2010
Benzina aumentata
No no, era solo uno scherzo per il titolo, non è aumentato niente.
Oggi c'è roba tecnica, parlo di realtà aumentata.
La realtà aumentata, o augmented reality, o AR, che cavolo è?
Chi ha un supertelefonino all'ultima moda non ha bisogno della risposta, e siccome chi legge i blog ha sempre un telefonino all'ultima moda la spiegazione sarebbe superflua.
Peccato che io non abbia ancora rinuciato a quel progettino di educazione delle masse, e per farla breve la realtà aumentata è vedere il mondo come lo vede Arnold Schwarznegger in Terminator.
Guardate attraverso la fotocamera del vostro telefonino, e quello che vedete viene arricchito di informazioni luccicanti che zompano fuori qua e là.
Il nome realtà aumentata è piuttosto suggestivo, e ha indubbiamente il fascino delle cose viste vent'anni fa nei film di fantascienza che si realizzano.
Come funziona la realtà aumentata?
A stringere funziona perché i ricevitori GPS oggi sono talmente miniaturizzati da poter stare in dispositivi portatili.
Il GPS è il famoso sistema di navigazione satellitare americano, che oggi usa tutto il mondo ma che in realtà è in giro da una ventina d'anni.
È lo stesso che usano i navigatori per automobile come il TomTom e il Garmin.
Tecnicamente un telefonino non avrebbe necessità del GPS per posizionarsi, gli basterebbe la rete cellulare, ma il GPS è molto più preciso, ed essendo satellitare ha il vantaggio di funzionare dovunque.
Molti altri paesi stanno costruendo alternative dato che è del tutto in mano americana.
Ora che il telefonino sa dove si trova aggiungete una bussola magnetica, così sa come è orientato, e un accelerometro, così sa verso dove viene spostato, e il gioco è fatto, il simpatico aggeggio è perfettamente conscio dell'ambiente in cui si trova.
Avendo voglia anch'io di provare il giochino ho pensato di aggiungere alla realtà la mia mappa dei benzinai 24 ore che prendono il bancomat.
Per usare la realtà aumentata serve un'applicazione, e la prima che mi è capitata è stata Layar.
Una volta che avete Layar, che esiste per Android e iPhone, potete caricare i livelli (layer) che volete.
Accendete, inquadrate e vedete spuntare "Pizzeria" o "Metropolitana", a seconda di quelli che vi siete scelti.
Per realizzare un livello, nel caso di Layar, vi serve soltanto una mappa di Google, anche se non è vostra.
C'è un servizio molto utile di nome Hoppala, che prende una mappa Google qualunque e la fa diventare un fornitore di contenuti per Layar.
Ovviamente non è obbligatoria una mappa di Google, se avete un qualunque elenco di punti che volete rendere disponibili per Layar potete scrivervi una piccola applicazione per conto vostro, si tratta di web services, ed è tutto documentato.
Per pubblicare un livello dovete anche essere registrati come sviluppatori di Layar, dove una volta ottenuto l'accesso scriverete il nome del livello, i tag per trovarlo, se è un livello locale (i. e. solo per l'Italia) e l'URL del fornitore di contenuti, che nel mio caso era Hoppala.
Volendo i singoli livelli possono anche essere a pagamento.
Se vi piace l'idea, o semplicemente vi va di provare, il livello si chiama "24 ore bancomat", e contiene le stesse informazioni della mappa.
Una volta entrrati in Layar cercate il livello, per esempio con la parola "bancomat", tanto per ora c'è solo il mio.
Sia Layar che il livello sono gratuiti (e vorrei pure vedere uno che pagherebbe per una cosa simile).
Vorrei ringraziare Ezekiel che mi ha fatto pubblicità, e anche chiedere ai lettori di passaggio se esistono altre applicazioni AR, per esempio per Symbian che mi resta scoperto.
Buon rifornimento.
Scritto da Numero 6 alle 22:06 4 commenti
Etichette: Nel tempo libero lavora con i computer
03 maggio 2010
Don Abbondio
Non se ne potrebbe più di discutere del 25 aprile, della Resistenza, della Liberazione, dell'antifascismo, di farsi domande, di darsi risposte.
E invece no.
Innanzi tutto, perché il 25 aprile?
Il 25 aprile è il giorno della liberazione di Milano, che era la sede del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, la parte del Comitato di Liberazione Nazionale che agiva nel territorio italiano ancora in mano nazifascista.
Il dettaglio importante è che Milano venne liberata dai partigiani, pochi giorni prima dell'arrivo degli Alleati.
Il 25 aprile non è la fine della guerra, che formalmente in Italia termina il 3 maggio.
Quindi CLN uguale Resistenza?
In buona parte, ma non del tutto.
Il CLN era formato dai partiti banditi dal fascismo che dopo l'8 settembre si erano riformati; tutti questi partiti avevano le loro milizie partigiane, ma c'erano anche altre formazioni che non facevano parte del CLN, e che comunque combattevano gli occupanti.
Il loro ruolo era importante dal punto di vista militare, ma non politico, dato che era il CLN ad avere i contatti con il governo di Roma e soprattutto con gli Alleati.
Da dove veniva la il diritto del CLN a rappresentare gli italiani?
Dallo stesso posto da cui venivano i diritti di Michael Collins o di Gandhi o di George Washington: supporto popolare e credibilità di fronte all'eventuale alleato.
Ma i partigiani erano di meno dei militari della Repubblica Sociale?
E ci mancherebbe pure. La Repubblica Sociale aveva la coscrizione obbligatoria, e paragonarne il numero di soldati con quello di formazioni clandestine è quantomeno una paraculata.
La clandestinità dei partigiani per giunta non permette di misurare azioni come quelle di tanti cittadini che magari diedero solo qualcosa da mangiare o per dormire una notte.
Gesti piccoli nell'economia della Resistenza, ma che se scoperti avrebbero portato alla fucilazione certa.
E i partigiani potevano sconfiggere da soli l'esercito nazista?
No. Per sconfiggere la Germania nazista servì l'impegno di quello che all'epoca era l'impero più grande del mondo, il Regno Unito, dello stato già militarmente ed economicamente più forte, gli USA, e di uno che per vincere dovette cambiare addirittura la propria geografia, l'Unione Sovietica.
In più i movimenti di resistenza di altri paesi, in particolare nell'est Europa, non avevano creato problemi seri a Wermacht e SS.
È difficile credere che i soli partigiani potessero realmente sconfiggere i nazisti, ma tutta la storia della Resistenza si svolge mentre la Germania sta già perdendo su due fronti, uno dei quali è quello italiano, e le due forze in campo, quella partigiana e quella alleata, sono a conoscenza l'una dell'altra e collaborano.
È però giusto aggiungere che i successi ottenuti dai partigiani italiani prima ancora che cominciassero ad arrivare gli aiuti angloamericani, le cosiddette repubbliche partigiane, non hanno eguali in tutto il resto del mondo.
Spesso queste repubbliche durano pochi giorni prima di essere spazzate dai nazisti, ma la loro importanza per guadagnarsi il sostegno popolare è enorme, in particolare quando le reazioni vanno ben oltre ogni umana sopportabilità.
Ma tra i partigiani c'era che voleva la dittatura comunista?
Sarei tentato di rispondere aridaje, dato che questa è la più ridicola delle osservazioni che si possano fare sulla Resistenza.
Primo, il PCI, che è quello di cui si parla, faceva parte del CLN, e il CLN non aveva assolutamente intenzione di discutere la forma di stato prima che fosse finita la guerra di liberazione, come scritto con largo anticipo.
Secondo, l'Italia spettava al blocco atlantico, blocco che era perfettamente a conoscenza dei partigiani comunisti, e partigiani che a loro volta sapevano benissimo che non sarebbe arrivata l'Armata Rossa. A meno di voler credere a un Togliatti che dopo la capitolazione nazista si rimette in clandestinità contro la NATO.
Tornando al primo punto è notevole ricordare che la decisione da parte del PCI di tralasciare la questione istituzionale durante la guerra si chiama "Svolta di Salerno".
La storia non è passata così spesso per Salerno, quindi per quelle poche volte che è successo il presidente della locale provincia potrebbe fare uno sforzo di memoria.
È stato giusto appendere Mussolini a piazzale Loreto?
No, ma si tratta di un problema di vilipendio di cadavere.
Mussolini cessa di essere rilevante il 25 luglio 1943, data dopo la quale diventa solo un pupazzetto nelle mani dei nazisti.
Avrebbe potuto essere anche crocifisso, bruciato vivo, morto di infarto o mandato in giro vestito da Hello Kitty, senza per questo contare più di zero nella storia della Liberazione.
Ma allora perché se la prendono con il 25 aprile?
Perché chi lo fa vuole colpire attacca una parte politica attaccandone un (presunto) mito, non diversamente da quello che fanno i leghisti quando ostentano disinteresse per l'unità d'Italia.
Lo scopo non è quello di dare maggiore o minor valore alla Resistenza in sé, ma semplicemente di provocare una reazione che può tornare utile per mascherare un tema che non si vuole affrontare, o far passare l'avversario per conservatore e vacuo.
Riuscendo spesso nell'intento, e per tante ragioni.
Perché la storia va sempre avanti, e con il tempo che passa è sempre più difficile credere a olio di ricino e campi di concentramento, come per un americano sarebbe difficile pensare all'esercito inglese al di là del Delaware.
Perché un bel pezzo di quello che fu lo schieramento che componeva il CLN, in particolare la DC e le formazioni eredi, non ne ha mai pubblicizzato granché la memoria, pur essendo i suoi capi dell'epoca indiscutibilmente antifascisti.
Ma soprattutto perché una fetta, piccola ma rumorosa, del mondo di sinistra fa una fatica enorme ad accettare che il 25 aprile possa coinvolgere quelli che sono considerati non abbastanza puri.
La fetta che trova opportuno insultare sindaci o presidenti dimenticandosi che il regalo che la Resistenza ci ha lasciato è appunto un paese che includesse più cittadini possibile, non il contrario.
Perché questa fetta dovrebbe smettere di usare la parola "fascista", che i partigiani avevano dovuto imparare bene cosa significasse, come sinonimo di "non sta con me".
Possibilmente prima che dare del fascista all'avversario di turno sia come definire "scandaloso" un video di Christina Aguilera.
Scritto da Numero 6 alle 18:15 0 commenti
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25 aprile 2010
Uno spettro s'aggira per Vigna Clara
Se tentassi di mettere qui in bella copia tutti i commenti letti o sentiti negli ultimi giorni sulla lotta all'interno del PDL ne verrebbe fuori qualcosa di illeggibile, e sicuramente noioso.
Non riesco però a non dire nulla sull'allucinante fascino che Fini sembra esercitare su alcuni di sinistra, che se fossero solo blogger non ce ne potrebbe fregare di meno, e invece a quanto pare pure ex segretari e militanti.
Non credo sia possibile elencare tutti i cambi di posizione politica della sua carriera.
Sui diritti civili, sull'immigrazione, sul presidenzialismo, sulla legge elettorale, sul federalismo, sull'Europa, sul ministro dell'Economia, perfino sul suo stesso partito Fini in questi anni ha detto tutto e il suo contrario, e senza mai mettere in discussione non solo l'alleanza con Berlusconi, ma neanche il voto suo e dei suoi a ogni legge importante che veniva dal governo, finanziarie in primis.
Appunto, non devo elencarli, ne metto solo uno.
Fini è bolognese e tifoso del Bologna, ma durante il matrimonio con Daniela di Sotto, laziale, era diventato un habitué dell'Olimpico, dicendo, parole sue, che si era "avvicinato" alla Lazio.
Uno che si mette a tifare la squadra della moglie.
A me basta questo.
Scritto da Numero 6 alle 11:53 2 commenti
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14 febbraio 2010
Strade di fuoco (35) - Amici toponomastici tour
Quartiere Ardeatino (Municipio XI).
Come via Londra, e tante altre capitali, sta nella zona dell'Annunziatella.
Questa zona è costruita intorno a un enorme struttura sanitaria, ora piena di striscioni e bandiere causa licenziamenti.
Una cosa che ho notato è che vicino c'è una nuova zona, che non avevo notato, intorno a via della Fotografia, Arte umana (scritto così, t'oo ricordi?).
In questo modo sono riusciti a intitolare una strada a Tina Modotti, più altri nomi che non conosco.
Scritto da Numero 6 alle 22:34 1 commenti
01 febbraio 2010
Asocialmente utile
Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi eppure nessuno si decide a fare qualcosa per combattere questa piaga.
No, non sto parlando dei lettori del Fatto Quotidiano.
È sufficente farsi un giro per capire che c'è un modello culturale pericolosissimo che rischia di prendere il sopravvento, un problema che bisogna affrontare prima che sia troppo tardi.
E cioè il problema dei vecchistronzi™.
Questa è una semplice guida per riconoscere il vecchiostronzo™, che è infido, si mimetizza ed è bravissimo a non farsi riconoscere fino a che purtroppo non c'è più nessun rimedio.
I vecchistronzi™ hanno fatto la guerra, non si sa bene quale, però ne hanno fatta una.
Qualunque comodità occidentale è quindi inutile perché il vecchiostronzo™, che ha fatto la guerra, non ne ha bisogno.
Svelano quindi la loro identità alle riunioni di condominio, dove si oppongono a qualunque ipotesi di miglioramento come lampadine del garage o riscaldamento centralizzato che duri più di quindici minuti al giorno.
Dato che hanno fatto la guerra, gli basta un'ora d'acqua corrente, fredda, il resto è roba da checche.
I vecchistronzi™ sono pensionati, e vanno a prendere la pensione tutti i giorni.
Non una volta al mese, tutti i giorni, in contanti, perché non sanno usare il bancomat, che c'è da trent'anni.
Siete all'ufficio postale e avete 45 persone davanti? Almeno 42 sono vecchistronzi™, e non solo sono lì dalle 8 quando potrebbero arrivare con calma alle 11 tanto sono pensionati, ma se foste passati all'ufficio postale alle 6 li avreste trovati già là davanti, a chiacchierare con altri vecchistronzi™ come loro, in genere della guerra, o della pensione.
I vecchistronzi™, dato che hanno fatto la guerra, vanno al supermercato e prendono una bottiglia d'acqua e due uova.
Per prendere una bottiglia sfasciano le ballette, le confezioni da sei, le sfasciano tutte, sfasciano pure quelle con le bottiglie da mezzo litro, e poi sfasciano le confezioni da sei uova e ne prendono due.
Siccome hanno fatto la guerra, fanno una frittata con quelle due uova che gli dura tutto il mese, e ci bevono un sorso d'acqua dalla bottiglia, che gli deve durare tutto il mese.
Poi, quando sei alla cassa con la tua balletta con cinque bottiglie e la tua confezione con quattro uova, e la cassiera ti guarda come uno zingaro, ti chiedono "mi fa passare che ho solo due uova e una bottiglia d'acqua? Sa, sono pensionato".
I vecchistronzi™, dato che sono pensionati, hanno in genere un'automobile tipo la Fiat 131 Mirafiori o l'Austin Allegro, o comunque una cosa di cui sono andati bruciati i progetti e per cui è stato accecato l'ingegnere, e quando vanno dal meccanico rompono le palle perché consuma troppo, e il meccanico dice che ci pensa lui e poi la sera va su Yahoo Answers a chiedere se qualcuno sa dove trovare i pezzi.
Guidano a 4 chilometri l'ora, sempre e comunque, escono dagli stop senza fermarsi a 4 chilometri l'ora e dopo che hai inchiodato e onorato tutte le donne della loro famiglia procedono a 4 chilometri l'ora.
E tu sei dietro di loro, vedi il semaforo che diventa giallo e speri che abbiano uno scatto d'orgoglio, ma loro attraversano l'incrocio a 4 chilometri l'ora, con il giallo, e tu ti devi fermare perché è diventato rosso, e il semaforo è uno di quelli sulla Togliatti che diventerà verde al prossimo scudetto della Roma, e sicuramente sei già in ritardo perché all'ufficio postale avevi 45 persone davanti.
E no, non tutti i vecchistronzi™ leggono il Fatto Quotidiano.
Alcuni non sono vecchi.
Scritto da Numero 6 alle 12:11 5 commenti
13 gennaio 2010
Rosarno (RC)
"Tot ecce insignes iuvenes, quot intueor, non magis sunt paenitendi senatores, quam paenitet Persicum, nobilissimum virum, amicum meum, inter imagines maiorum suorum Allobrogici nomen legere. Quod si haec ita esse consentitis, quid ultra desideratis, quam ut vobis digito demonstrem, solum ipsum ultra fines provinciae Narbonensis iam vobis senatores mittere, quando ex Luguduno habere nos nostri ordinis viros non paenitet. Timide quidem, patres conscripti, egressus adsuetos familiaresque vobis provinciarum terminos sum, sed destricte iam Comatae Galliae causa agenda est, in qua si quis hoc intuetur, quod bello per decem annos exercuerunt divom Iulium, idem opponat centum annorum immobilem fidem obsequiumque multis trepidis rebus nostris plus quam expertum. Illi patri meo Druso Germaniam subigenti tutam quiete sua securamque a tergo pacem praestiterunt, et quidem cum ab census novo tum opere et inadsueto Gallis ad bellum avocatus esset; quod opus quam arduum sit nobis, nunc cum maxime, quamvis nihil ultra, quam ut publice notae sint facultates nostrae, exquiratur, nimis magno experimento cognoscimus."
(Oratio ad senatum de iure honorum Gallis dando, 48)
Ho trovato solo traduzioni in inglese, non so il latino quindi non mi cimento. Preso da qui, inutile dire chi è me ne aveva parlato.
Scritto da Numero 6 alle 17:28 0 commenti