Anno 1826, l'Aniene si incazza e per l'ennesima volta manda a valle mezza città di Tivoli.
Il mitico fiumiciattolo affuente, che per Roma ha avuto un utilità forse maggiore di quella del Tevere, era uso a fare talvolta un po' il birbantello, e i romani lo sapevano bene.
Il papa dell'epoca, come quasi tutti i papi animato da suggestioni imperiali, decide che è ora di finirla, Tivoli è famosa in tutto il mondo, ed è una delle poche città industriali e ricche dei domini pontifici.
Si bandisce il concorso internazionale per risolvere il problema, e arriva un ingegnere idraulico, Clemente Folchi, che si inventa di far passare l'Aniene sotto Tivoli, scavando due tunnel di circa trecento metri che finiscono poi in una cascata.
Il papa fiuta l'immortalità, e l'opera viene completata in due anni (!).
Nel vecchio letto del fiume deviato il nostro si fa costruire un villa-passeggiata tra cascatelle e vecchi tempi romani, a cui non si sogna nemmeno di cambiare nome.
Per finire, il giorno dell'inaugurazione, per lui e la sua corte viene approntato un trono sulla strada per Marcellina, affinchè, al suo segnale, si dia inizio alla nuova storia del fiume Aniene.
Così avviene, e tra l'Acropoli Tiburtina e il santuario di Ercole Vincitore il nuovo fiume si lancia in un salto di cento metri.
Buona parte delle infomazioni vengono da qui (www.tibursuperbum.it).
Villa Gregoriana, dopo l'abbandono e un restauro durato tre anni (pagato da Unicredito), ha riaperto la scorsa settimana.
15 maggio 2005
Il papa matto
Scritto da Numero 6 alle 11:00
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