Ogni tanto capita che si senta la necessità di esprimersi in un altro modo.
Nella musica è frequente, nel rock è la regola.
Ci sono tonnellate di musica rock scritte prendendo un linguaggio precedente e aggiungendoci (o sottraendoci) qualcosa.
Spesso questi linguaggi vengono definiti "alternative", o "alt", e così abbiamo alt country, alt rock, alt pop e via così, etichette che servono più per reclamizzare che per descrivere.
E se sono in tanti a riprendere questi linguaggi, allora scatta il "revival".
Qualche anno fa, diciamo una decina, qualcuno ha pensato di riprendere un po' di funky da anni '80, metterci in mezzo un po' di cagnara garage o punk, e dire qualcosa di nuovo, un alt funky.
Gente, ad esempio, come Electric Six o !!! (sì, è il nome del gruppo).
I !!! sono californiani, e il loro curioso impronunciabile nome dovrebbe rappresentare una sequenza a caso di tre sillabe uguali, pa pa pa, gne gne gne, CEI CEI CEI.
Sì è imposta la linea chk chk chk, che è il nome ormai semi-ufficiale.
Ve lo dico subito, se non c'eravate vi siete persi qualcosa.
Sono in sette o otto, gente che va e viene da una parte del palco all'altra.
Hanno una postazione che comprende batteria e percussioni, dove si alternano quasi tutti a suonare, in due o anche in tre per volta.
Energia incontenibile, canzoni arrangiate in maniera potente senza perdere l'originario fine danzereccio, cantanti che scendono e cantano in mezzo al pubblico, trombe e sassofoni, e tutti che alla fine ballano seguendo il trascinante Nic Offer.
Finito il concerto riattacca la musica di sottofondo, segno che si possono rompere le righe, ma uno dei due chitarristi risale sul palco, prende la chitarra, poi la rimette in terra, tocca qualcosa e ci rifila cinque minuti di distorsioni. E basta. Poi se ne va.
È il più assurdo bis mai visto in vita mia.
Ha buonissime possibilità di essere il concerto dell'anno (e siamo a marzo), anche se un po' troppo breve (poco più di un'ora).
Da qualche tempo ho notato un bel numero di stranieri al Circolo, anglofoni.
È bello pensare che un inglese o un americano trovino appetibile un concerto in un piccolo locale romano, come più probabilmente accadrebbe a un italiano in vacanza a Londra o a New York.
Non farà di noi la capitale del rock, ma solo pochi anni fa sarebbe stato impensabile.
30 marzo 2007
Break in Case of Anything
Scritto da Numero 6 alle 13:00
Etichette: Roma come Manchester
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Ne avevo ascoltato un singolo un mese fa poi ho cercato nella rete siti o link per eventuali download ma con sto caxxo di nome non ho trovato mai niente.
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